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“I tempi si sono ridotti perché le case farmaceutiche hanno avuto tantissimi finanziamenti, un unicum rispetto al passato e anche i volontari erano disponibili al reclutamento. Questo ha ridotto i tempi. La Commissione europea ha gestito questa negoziazione in modo accettabile. Soprattutto è stata rilevata la responsabilità sociale delle case farmaceutiche e la responsabilità dei governi dei paesi a basso reddito. I vaccini in eccesso, dunque, potranno essere dati ai Paesi in difficoltà economica“. A spiegarlo è la professoressa Laura Palazzani, Ordinario di Filosofia del Diritto presso l’Università LUMSA e Vice Presidente Vicario Comitato Nazionale di Bioetica.
Le categorie che devono ricevere il vaccino con priorità
Palazzani sottolinea che i vaccini devono essere somministrati con priorità “agli operatori sanitari, che corrono un rischio maggiore di ammalarsi; alle persone anziane, soprattutto nelle Rsa, che rischiano di contrarre una grave forma della malattia. Oltretutto si trovano in contesti in cui il distanziamento non è possibile, quindi il contagio può essere trasmesso con maggiore facilità. Devono essere vaccinate con priorità anche le categorie delle persone che lavorano per la funzionalità sociale, come le Forze dell’Ordine. La scelta di vaccinarsi è scelta di responsabilità, un atto di solidarietà è bene sensibilizzare la popolazione. Obbligo di vaccinazione? Come ultima scelta ma attenzione massima sulle fake news sui vaccini“.