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“L’iniziativa è un segnale importante per ribadire l’importanza della pace. È una manifestazione per la popolazione ucraina e per tutte quelle che stanno scappando. Non si trova una fine al conflitto, e i negoziati sembrano una mossa diversiva. Ci vorrebbe un’iniziativa politica forte da parte delle Nazioni Unite e dell’Unione Europea. L’Italia è da sempre un generoso fornitore di armi, ma vorrei capire dove finiscono“. Così Riccardo Noury di Amnesty International Italia a margine del suo intervento all’evento ‘Insieme per la Pace’, in piazza San Giovanni a Roma.
“Le guerre non finiscono per vari motivi, una è fare favori ai produttori di armi. Bisogna rompere questa logica che le guerre si fanno per chi fa profitto da queste – ha continuato –. Il presidente dell’Ucraina Zelensky, martedì, farà sicuramente appello per ulteriore appoggio. Qualcuno dovrebbe chiedergli chi è stato ad uccidere Andrea Rocchelli e Andrea Niro mentre cercavano di fare il loro lavoro: informare“.
Pace in Ucraina, ma niente armi: la richiesta della piazza di Roma
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Critica nei confronti dell’invio di armi all’Ucraina è anche Cecilia Strada: “Gli artisti, quelli veri, chiedono la pace. Perché la guerra è la negazione di tutta l’umanità. Non mi stupisco che siamo qui oggi per dire: basta alle guerre. Io penso che aumentare gli armamenti serve solo per alimentare la prossima guerra. Per qualcuno è vantaggioso, per chi guadagna con le armi questo è un bellissimo momento. Le politiche della Nato non sono tese per mantenere la pace. Ho visto cosa è successo con l’esportazione della democrazia in Afghanistan. Bisogna cambiare sistema“.
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“Una manifestazione popolare di condivisione del sentimento di appartenenza alla medesima comunità umana e per dire sì alla pace nel mondo. Un modo per salvare il nostro Pianeta e per salvare le future generazioni“. Così invece il sindacalista Aboubakar Soumahoro a margine dell’evento Insieme per la Pace in piazza San Giovanni a Roma. E la sua esperienza va oltre al caso dell’Ucraina. “Io quando penso alla guerra, che ho vissuto, posso solamente dire che un Paese come il nostro ha 5 milioni di poveri. E, senza lavoro, bisogna mettere soldi per stabilizzare i precari, per aiutare i giornalisti. Quindi bisogna mettere i fondi al servizio della cultura e non per le armi“, ha infatti continuato.
Artisti per la pace: le parole di Diodato, Insinna, Celestini
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Presenti in piazza a Roma anche numerose personalità dello spettacolo. “La grande politica deve occuparsi delle persone per farle stare bene. Io non voglio vivere in un mondo dove in pochi sono felici. Oltre all’Ucraina ci sono decine di guerre, una terza guerra mondiale spezzettata. Io sono preoccupatissimo. Faccio mie le parole di Gino Strada: bisogna costruire ospedali, non gli armamenti. Si è in guerra quando non hai i soldi per mangiare“. Queste le parole di Flavio Insinna. “Io mi auguro che possa essere fermato il prima possibile questo massacro. Oggi non ci devono essere le guerre, tutti dovrebbero vivere serenamente“, ha aggiunto il popolare attore e conduttore tv.
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Sconvolto dal conflitto in Ucraina e in piazza per la pace anche Diodato. “Credo fortemente nel potere della musica e di incontrarsi, soprattutto in un momento come questo. Sembra che non siamo usciti migliori da due anni di pandemia. Credo siamo tutti sconvolti da quello che sta succedendo nel cuore dell’Europa, però siamo anche consapevoli del potere della musica come amplificatore di messaggi. La musica può fare qualcosa? Sì“, è l’idea del vincitore di Sanremo 2020.
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“Siamo qui uniti per la pace per mille motivi. Il primo è perché con la guerra muoiono persone. E il secondo è che, in un conflitto di oggi, il più forte ha un’arma talmente potente che non è il caso neanche di iniziarla una guerra. Armi che hanno tutti, anche noi. Inoltre, siamo veramente sicuri che il conflitto non sia pieno di economia e finanza?“, è la domanda che si è posto l’attore Ascanio Celestini. “Gaber diceva: gli americani sanno sempre chi sono i buoni e chi sono i cattivi. Ci dimentichiamo che le guerre le organizzano i ricchi per mandare a morire i poveri. Noi dobbiamo salvare le vite e fermare la guerra“, ha concluso nel suo appello per la pace. In Ucraina, e non solo.