I recenti casi di violenza sugli animali portano in luce la necessità di fare qualcosa di più a livello legale: lo scenario
Il caso di Palermo
Nei giorni scorsi un tragico evento ha scosso la città di Palermo, dove un individuo è stato denunciato per maltrattamento e danneggiamento dopo essere stato sorpreso a dare fuoco al proprio cane. L’incidente è avvenuto nella centrale piazza Francesco Crispi ed è stato prontamente segnalato da un cittadino sconvolto. Gli agenti del commissariato Libertà sono intervenuti tempestivamente sul luogo, individuando l’uomo responsabile, il quale ha tentato invano di sfuggire al loro arrivo, facendo cadere una bottiglietta dalle mani. Bloccato dalle forze dell’ordine, l’uomo ha ammesso la propria colpevolezza, cercando di giustificare l’orribile gesto con l’eccessiva aggressività del cane. La scena che si è presentata agli agenti è stata definita “terribile” dalla questura locale. Il cane, quasi completamente ustionato e in uno stato di agonia, era stato legato a un palo della segnaletica stradale. Immediatamente soccorso, l’animale è stato trasportato in una clinica veterinaria per ricevere le cure necessarie.
Una volta giunto negli uffici del commissariato, l’uomo ha manifestato comportamenti aggressivi, attaccando gli agenti e danneggiando l’auto di servizio. La Polizia ha proceduto con l’arresto, e ora l’uomo dovrà rispondere delle gravi accuse di maltrattamento e danneggiamento.
L’Ente Nazionale Protezione Animali (ENPA) ha immediatamente reagito alla notizia, attivando il suo ufficio legale per presentare una denuncia contro l’aggressore. Carla Rocchi, Presidente nazionale Protezione Animali, ha sottolineato l’urgente necessità di riconoscere la pericolosità sociale di chi commette tali reati. Rocchi ha evidenziato la correlazione tra maltrattamento degli animali, violenza interpersonale e comportamenti criminali, sottolineando la necessità di pene severe per tali atrocità. ENPA si unisce alla richiesta di “Link Italia” per un riconoscimento immediato della pericolosità sociale di tali individui, chiedendo giustizia per il povero cane vittima di questo crudele atto di violenza.
La società civile, indignata da questo gesto inqualificabile, chiede che vengano adottate misure severe per punire chi si rende colpevole di simili atti di crudeltà nei confronti degli animali. In un momento in cui la sensibilità verso il benessere degli animali è sempre più diffusa, è fondamentale garantire che chi compie gesti così mostruosi venga punito secondo la legge.
Cos’è successo invece a Roma
Il caso riguardante il proprietario di due cani husky, accusato di aver incitato i suoi animali a sbranare quattro gatti randagi, ha suscitato un forte clamore a Roma. L’uomo è stato rinviato a giudizio con l’accusa di uccisione di animali aggravata da futili motivi e dovrà presentarsi davanti al tribunale monocratico della capitale.
La vicenda ha avuto luogo durante una passeggiata con i cani al guinzaglio, quando i due husky hanno avvicinato aggressivamente i gatti randagi, provocandone la morte. L’associazione di volontariato animalista “La Casetta dei Gatti” ha denunciato il caso, evidenziando l’atteggiamento crudele e minaccioso dell’uomo nei confronti degli animali. Le volontarie, testimoni dell’accaduto, hanno riportato le dichiarazioni dell’uomo, il quale, durante l’aggressione, avrebbe affermato: “Sti gatti hanno rotto il caz*o, ne ho già fatti ammazzare tre. Troppi altri ne farò uccidere”. Queste parole, oltre all’azione violenta dei cani, hanno contribuito a intensificare la rabbia e lo sdegno tra gli amanti degli animali. L’associazione “La Casetta dei Gatti” ha sottolineato che l’uomo avrebbe compiuto atti di violenza deliberata incitando i cani contro i gatti randagi. La situazione ha suscitato indignazione non solo tra gli attivisti per i diritti degli animali, ma anche nella colonia felina coinvolta, che si è costituita parte civile nel processo.
Il procedimento legale avrà il compito di fare luce su questo caso di crudeltà verso gli animali, valutando le circostanze aggravanti legate al comportamento dell’uomo. L’epilogo del processo potrebbe avere importanti ripercussioni sulla tutela degli animali randagi e sulla necessità di punire coloro che compiono atti di violenza nei loro confronti. La reazione dell’uomo, che sembrava divertirsi durante l’aggressione, rappresenta un triste esempio di maltrattamento degli animali, e il verdetto del tribunale sarà fondamentale per promuovere un maggiore rispetto e protezione nei confronti degli esseri viventi indifesi.
Il ruolo delle associazioni
Le organizzazioni di tutela animale “Stop Animal Crimes Italia APS” e “Un’anima Mille Zampe Italia” hanno annunciato con fermezza l’organizzazione di una manifestazione che si terrà a Palermo il 21 gennaio in piazza Indipendenza, dalle 15 alle 21. L’iniziativa è stata motivata dai tragici episodi di maltrattamento animale che hanno indignato la società nel corso del 2023.
Tra le vicende che hanno suscitato particolare sconcerto, gli organizzatori hanno richiamato l’attenzione sul caso del gatto di Partinico, vittima di un crudele atto di violenza. Dopo essere stato colpito da un proiettile, il felino è stato deliberatamente esposto all’aggressione dei cani, mentre l’aggressore filmava la scena per poi diffonderla sui social media. Questo evento e altri simili sono rimasti spesso senza risposte penali adeguate, mettendo in luce una lacuna nel sistema giuridico. Le associazioni denunciano un quadro di degrado e indifferenza nei confronti del benessere degli animali nel paese, evidenziando la mancanza di sanzioni significative per chi commette atti di crudeltà. Di fronte a questa situazione, gli organizzatori ritengono essenziale una risposta legislativa robusta da parte delle istituzioni.
Gli organizzatori sottolineano che l’evento si svolgerà nel rispetto della tranquillità pubblica, mirando a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di rivedere e potenziare le attuali norme di tutela animale. La manifestazione aspira a ottenere misure concrete attraverso l’aggiornamento delle leggi esistenti, con l’obiettivo di introdurre pene più severe per chi si rende colpevole di maltrattamenti. Parallelamente, si auspica l’implementazione di piani efficaci per gestire in modo definitivo il problema del randagismo. Gli organizzatori incoraggiano la partecipazione attiva dei cittadini, sperando che la manifestazione funga da catalizzatore per una maggiore consapevolezza e impegno collettivo nel rispetto delle normative di tutela animale.
Inoltre, la manifestazione si propone di sollecitare le istituzioni a impiegare con maggiore determinazione la figura delle guardie zoofile, affinché possano svolgere un ruolo più incisivo nella prevenzione e nell’individuazione dei casi di maltrattamento. L’auspicio è che l’evento contribuisca a porre fine a questa ondata di violenza contro gli animali, promuovendo una trasformazione sostanziale nella percezione sociale e nell’assetto normativo a tutela degli esseri viventi più vulnerabili.
Cosa dicono le leggi attualmente in vigore?
L‘articolo 544 bis del Codice Penale italiano, introdotto dalla legge 20 luglio 2004, n. 189, rappresenta un importante strumento giuridico volto a tutelare gli animali dalla crudeltà e dalla morte causata senza necessità. Tale disposizione sancisce che chiunque provochi la morte di un animale in modo crudele o ingiustificato è passibile di reclusione da quattro mesi a due anni.
La legge del 2004 ha cercato di colmare alcune lacune normative in materia di protezione degli animali, riconoscendo l’importanza di garantire una tutela più incisiva nei loro confronti. Tuttavia, è importante sottolineare che gli animali non ricevono una copertura legislativa diretta, e la tradizionale impostazione del diritto nega loro un certo grado di soggettività.
L’articolo 544 bis prevede alcune situazioni in cui si presume la necessità sociale, come la caccia, la pesca, l’allevamento, il trasporto, la macellazione, la sperimentazione scientifica, i giardini zoologici, etc. Tali situazioni, stabilite dall’art. 19ter disp.att., sono escluse dall’applicazione della norma.
La definizione di “crudeltà” in questa normativa si riferisce alla causazione della morte di un animale con modalità o per motivi che urtano la sensibilità umana. D’altro canto, l'”assenza di necessità” richiama una nozione più ampia di quella prevista dall’articolo 54 del Codice Penale, comprendendo una necessità relativa che rende non punibile la condotta se posta in essere per soddisfare un bisogno umano o fini produttivi legalizzati. L’aspetto interessante è il parallelo tracciato tra la causazione della morte di un animale e il delitto di omicidio (art. 575), sia per la condotta commissiva che omissiva. Ciò suggerisce una maggiore considerazione dell’animale come soggetto dotato di una qualche forma di diritto alla vita.
Le massime giurisprudenziali forniscono ulteriori chiarimenti sull’interpretazione della norma. Ad esempio, si specifica che la “crudeltà” si identifica con l’inflizione di gravi sofferenze per mera brutalità, mentre la “necessità” si riferisce a situazioni che inducono all’uccisione per evitare un pericolo imminente o impedire danni a persone o beni.
L’approfondimento delle sentenze della Corte di Cassazione evidenzia diverse sfaccettature dell’applicazione della norma, inclusi casi di maltrattamento, omissione di cure, e uccisione di animali. Questi casi concreti forniscono un quadro più dettagliato delle circostanze che possono configurare la violazione dell’articolo 544 bis.
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