Torna a crescere il numero di reati: finito l’effetto lockdown

Il lockdown aveva fatto nettamente la differenza in termine di numeri di reati commessi in Italia. Dopo di che c’è stato il (forse inevitabile) rimbalzo. Con l’inizio della pandemia e con le conseguenti misure restrittive anti-Covid, nel 2020 c’era stato infatti un netto calo. Mentre nel 2021 sono tornati a crescere. Di poco, ma sono aumentati. Nell’anno solare che ci siamo messi alle spalle sono stati commessi 1,8 milioni di reati, che sono comunque meno del 2019 (prima della diffusione del coronavirus) quando erano 2,1 milioni. Piccola ripresa, all’interno di questa categoria, anche degli omicidi: 289 nel 2021, 4 in più rispetto all’anno precedente ma sempre meno del 2019, quando furono 314.

Rimane tuttavia allarmante il dato sui cosiddetti femminicidi: la metà esatta degli omicidi commessi nel 2021 sono maturati “in ambito affettivo”, cioè all’interno di relazioni strette. Il 40% delle vittime (116 su 289, di cui 100 “in ambito affettivo”) sono donne: 68 sono state uccise dal partner o dall’ex partner. Nel 2019 le vittime di sesso femminile erano il 35% del totale.

Il numero di reati e gli ingressi in carcere

Tutti questi dati sono contenuti nel XVIII rapporto di Antigone sulla detenzione. Una ricerca svolta ogni anno dall’associazione che si occupa delle condizioni di vita all’interno delle prigioni. La popolazione carceraria, anch’essa diminuita a causa del Covid, ha ripreso a crescere. C’erano 53.364 persone dietro le sbarre al 31 dicembre 2020 e 54.134 al 31 dicembre 2021. A fine marzo 2022 erano arrivati a 54.609. Ma a fronte di questo dato c’è una drastica riduzione degli ingressi in carcere, in netto calo da oltre un decennio fino al 2020, quando il numero delle persone accompagnate in cella era arrivato a 35.280 (nel 2008 furono 92.800). Nel 2021, anche in questo caso dopo l’allentamento delle misure anti-Covid, gli ingressi sono risaliti a 36.539. Non solo. Il 38% dei reclusi a fine 2021 era alla sua prima detenzione, mentre il 62% era entrato in carcere almeno un’altra volta. E il 18% (quasi un quinto del totale) c’era già stato cinque o più volte.

Le pene residue

Sempre a proposito nel numero dei reati, nella parte bassa della graduatoria delle pene si trovano numeri altrettanto significativi. Il 3% dei detenuti sconta pene fino a un anno, il 19% fino a tre anni. Dati ancora più rilevanti riguardano le pene residue: al 18% resta da scontare meno di un anno, al 52% meno di tre anni. “Una gran parte di loro potrebbe usufruire di misure alternative al carcere”, denuncia Antigone che a corredo del rapporto presenta varie proposte di modifiche regolamentari per migliorare il sistema degli istituti carcerari. Tra queste l’espansione del circuito della “custodia attenuata”, nel quale “andrebbero allocati i detenuti e gli internati che necessitino di una particolare attenzione sanitaria, persone alla prima carcerazione, così come le persone con una ridotta appena residua o inflitta (sotto un anno) che non presentino una condotta tale da renderlo inopportuno”.

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