Con l’arresto di Maurizio Di Marzio di questa mattina, è terminata ufficialmente l’operazione ‘Ombre rosse’ della polizia francese. Il suo nome si aggiunge così all’elenco degli ex brigatisti finiti in manette perché condannati in via definitiva in Italia per atti di terrorismo risalenti agli anni ’70 e ’80 e che finora aveva goduto della protezione data dalla dottrina Mitterand. Per loro la giustizia francese dovrà ora decidere sull’estradizione richiesta dal nostro Paese.
Terrorismo, a settembre la Francia decide sugli ex Br
A inizio luglio la Chambre de l’Instruction della Corte d’Appello di Parigi ha infatti rinviato al prossimo 29 settembre la decisione sulle posizioni di nove ex terroristi. E cioè quelle di Marina Petrella, Giovanni Alimonti, Enzo Calvitti, Roberta Cappelli, Giorgio Pietrostefani, Sergio Tornaghi, Narciso Manenti, Raffaele Ventura e Luigi Bergamin. La polizia aveva arrestato i primi sette nel blitz del 28 aprile, mentre gli ultimi due si erano costituiti il giorno dopo accompagnati dai rispettivi avvocati.
Per tutti, tranne Pietrostefani (che era ricoverato in ospedale per un’operazione), la Corte aveva chiesto all’Italia un supplemento di informazione. La documentazione allegata alla richiesta di estradizione era infatti apparsa largamente insufficiente e incompleta ai loro legali. Del collegio difensivo fanno parte gli avvocati Terrel, Comte, Chalanset, Mignard e Blard. Inoltre, i difensori italiani degli ex terroristi avevano sollevato delle questioni preliminari di costituzionalità su cui la Corte si esprimerà sempre a settembre.
Estradizione, la Corte dovrà valutare caso per caso
Nel corso dell’ultima udienza gli avvocati francesi avevano anche contestato la presenza in aula dell’avvocato William Julié in rappresentanza dello Stato italiano. È la prima volta dai tempi delle prime richieste di estradizione, risalenti agli anni ’80. Le estradizioni in Italia, però, non sono scontate e i giudici dovranno vagliare nel merito ogni richiesta caso per caso. Particolarmente complessa è ad esempio la posizione di Luigi Bergamin, ex militante dei Proletari armati per il comunismo (Pac).
Nei prossimi giorni potrebbe infatti arrivare la decisione della Corte d’Assise di Milano sul ricorso della Procura di Milano contro la dichiarazione di estinzione per prescrizione della pena di 16 anni e 11 mesi che l’ex terrorista deve scontare come ideatore dell’omicidio del maresciallo Antonio Santoro, ucciso a Udine il 6 giugno 1978. Uno dei punti su cui è incentrato il ricorso della pm Adriana Blasco è il tema della “delinquenza abituale” di Bergamin dichiarata il 30 marzo dal Tribunale di Sorveglianza. La declaratoria aveva di fatto bloccato la decorrenza dei termini di prescrizione scattati alcuni giorni dopo.
Terrorismo, il braccio di ferro su Luigi Bergamin
Decisione che aveva lasciato sconcertati sia l’avvocata francese Irène Terrel sia l’omologo italiano Giovanni Ceola. Entrambi avevano infatti sottolineato come Bergamin, oggi 73enne, negli ultimi trent’anni non avesse avuto problemi con la legge in Francia e che dunque non fosse “socialmente pericoloso”. La difesa ha impugnato la declaratoria del giudice di Sorveglianza in Cassazione. Alla Suprema Corte potrà infine rivolgersi anche la Procura di Milano se la Corte d’Assise dovesse confermare l’estinzione della pena per Bergamin.