Termovalorizzatore, l’SOS delle aziende agricole: “Così perdiamo le certificazioni”

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Il termovalorizzatore nascerà in un’area tra Roma e i castelli dove è centrale la produzione di olio, vino e frutta che finiscono sulle tavole dei romani e non solo. Un tema da non sottovalutare, considerato il materiale di scarto che la struttura produrrà. “Si parla dell’agro romano ma poi viene devastato. Non si tutela il bio”, spiega Lorella Seri del Comitato Cinque Colline Laurentina. La costruzione del termovalorizzatore green, come promesso dal Sindaco Gualtieri, non convince ed il rischio per le aziende è la perdita delle certificazioni conquistate negli anni.

“Ci troviamo ai piedi del lago di Castel Gandolfo e tutte le falde acquifere nel sottosuolo provengono da questo”, racconta Antonio Cosmi dell’Azienda dell’Agricola Casale Certosa. “Chiedo al sindaco di venirci incontro per tutelarci o darci maggiori rassicurazioni su questa operazione del termovalorizzatore, che per noi è drammatica, chiede Carlo Giudicepietro dell’Azienda Agricola Ceglia.

Il termovalorizzatore non convince. Le proposte alternative

Per questi motivi i residenti lanciano una proposta che sa di provocazione: “I tempi sono maturi per creare una riserva naturale, che tuteli per le generazioni che verranno questa parte di territorio particolarmente pregiata sotto il profilo naturalistico e ambientale”.

“Incenerire i rifiuti? Si faceva 20/30 anni fa. Ci saremmo aspettati in quest’epoca che venissero prese in considerazione altre possibilità”.

 

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