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È un racconto drammatico quello di Siro Rossi, italiano della Val Seriana, in vacanza in India e bloccato nella cittadina di Puri, nello stato dell’Orissa, dagli inizi di marzo senza un alloggio, con il visto scaduto e senza voli disponibili per il rientro in patria.
“Ero andato a Puri dopo l’invito di un amico; dopo poche settimane dall’inizio della pandemia è iniziata la mia odissea“, inizia così la testimonianza di Siro. “L’albergo dove alloggiavo – prosegue – mi ha cacciato per paura di ritorsioni, visto che ospitava un italiano. Fortunatamente il mio amico è riuscito, nel frattempo, a sistemare la sua abitazione e mi ha offerto una piccola stanza“.
Siro: “Mi volevano bruciare perché possibile untore”
I problemi non finiscono perché Siro si ritrova bloccato senza poter uscire in strada: “Io stavo in un piccolo paesino di contadini anche molto superstiziosi, un paese dove c’era il coprifuoco e dove sono stato circondato da alcuni pescatori perché possibile untore. Mi volevano bruciare, mi sono salvato grazie ad un certificato medico”. Siro spiega di aver contattato più volte la Farnesina, quasi sempre senza ricevere una risposta. Quando, finalmente, è riuscito a mettersi in contatto, ha scoperto che non era previsto un piano per il rientro. Solo dopo numerosi appelli il ministero degli Esteri ha organizzato tre voli di rimpatrio autorizzati dal governo indiano. Al termine di questa brutta esperienza, Siro è riuscito a salire su uno di essi e a ritornare in Italia.