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Riaprono le scuole e riaprono in presenza, ma la protesta degli studenti non si placa. Si è tenuta davanti al Miur il sit-in organizzato dalla Rete degli Studenti ed è andata in scena mentre milioni di ragazzi e ragazze, in tutta Italia, varcavano dopo più di un anno la porta delle scuole. “Siamo qui per dire che non siamo disposti a piegarci ai compromessi perché il futuro è nostro e ce lo riprenderemo“.
“Il governo non si è rapportato con gli studenti per capire come mantenere aperta la scuola in sicurezza“. A dichiararlo il Coordinatore Rete degli Studenti Nazionale, Tommaso Biancuzzi. “Scuole pollaio e mezzi pubblici non adeguati, sono i due punti principali della protesta. “Noi siamo la generazione zero. Alla classe politica chiediamo degli investimenti infrastrutturali perché ancora oggi esistono classi pollaio e i mezzi che sono ancora affollati”, ha sottolineato Aurora Iacob della Rete degli Studenti.
Scuola, la protesta davanti al Miur nella notte: “Il 19 novembre si scende in piazza”
Nella notte di oggi, 13 settembre, l’Unione degli Studenti ha organizzato una protesta sotto il ministero dell’Istruzione. Qui i giovani manifestanti hanno disposto delle macerie a rappresentare lo stato della scuola pubblica.
“Il rientro a scuola è incerto. Ma gli studenti e le studentesse da mesi dibattono su come ricostruire la scuola dopo la pandemia con la compagna ‘Cantiere Scuola’” si legge in una nota. “Mentre Bianchi tituba, la proposta è chiara: il 19 novembre si scende in piazza“.
Gli studenti hanno bisogno non solo di tornare tra i banchi in presenza, ma di farlo anche in sicurezza. A ribadirlo, durante la manifestazione di ieri sera, Luca Redolfi, coordinatore nazionale dell’organizzazione. “Dopo i banchi a rotelle e il dibattito sì dad/no dad, gli studenti non solo hanno bisogno di tornare a scuola in presenza, ma anche in sicurezza“.
“Sono necessari investimenti. In materia di trasporto pubblico, edilizia e diritto allo studio, ma non solo. È necessaria una riforma totale dell’istruzione, che sappia rinnovare la didattica e immaginare un nuovo modello di scuola inclusiva che sappia trasformare la società“.