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Erano un migliaio gli studenti romani che questa mattina hanno protestato contro il Governo per chiedere una scuola più sicura e maggiore attenzione verso di loro. Il corteo è partito da piazzale Ostiense e si è chiuso sotto al Ministero dell’Istruzione, al ritmo di musica, cori e balli.
La protesta degli studenti in piazza a Roma
“Siamo in piazza perché per ora non siamo stati minimamente stati presi in considerazione dal ministero e dal Governo”, sottolinea il coordinatore nazionale della Rete degli Studenti, Tommaso Biancuzzi. Gli studenti si autodefiniscono la “generazione zero” perché, come rimarca Valeria Cingliana, studentessa del Liceo Albertelli: “Non siamo considerati dalla politica”. Armati di uno zero, i giovani hanno evidenziato come nella prossima Manovra di bilancio nulla è previsto per il loro futuro.
Nei giorni scorsi, i comitati promotori avevano annunciato che quella di oggi sarà la principale mobilitazione studentesca di questo autunno. “Da anni ci battiamo costantemente contro un modello di scuola che non riesce più a rispondere alle nostre necessità, una didattica sempre più frontale e nozionistica e una valutazione sempre più oppressiva, oltre alla mancanza strutturale di spazi dove studiare e trasporti per raggiungere quei luoghi”, hanno scritto in un comunicato.
Non solo scuola: ambiente e salute mentale
Una situazione che è gravemente peggiorata con la pandemia. “Da più di due anni abbiamo perso ogni momento di socialità. Anche con la didattica in presenza al 100%, in moltissime scuole, dobbiamo passare la ricreazione chiusi in classe senza possibilità di uscire. Si sta proponendo poi di svolgere la maturità come se fosse un anno normale: non lo è! Bisogna tener conto di due anni di Dad“.
L’orizzonte della protesta, però, va ben oltre il mondo della scuola. “Dopo la pandemia le contraddizioni del nostro sistema si sono mostrate al massimo. La questione ambientale è ancora all’ordine del giorno e le risposte sono sempre meno. Un tema poi viene completamente ignorato, quello della salute mentale – hanno scritto nella nota -. Nessuna risposta reale a chi dopo due anni rinchiuso in casa soffre e ha sofferto di depressione, ansia o disturbi alimentari”.