I rider saranno considerati lavoratori dipendenti a una condizione. I fattorini che consegnano il cibo a domicilio non saranno più autonomi, purché la loro prestazione corrisponda ad almeno due criteri su cinque previsti dall’Ue. Lo prevede la direttiva proposta dalla Commissione Europea, che dovrà passare al vaglio dei legislatori Ue, Parlamento e Consiglio. Una volta che sarà adottata, gli Stati membri avranno due anni per accogliere la normativa nei rispettivi ordinamenti.
Rider come lavoratori dipendenti? Sì, ma a una condizione
La direttiva si applica alle piattaforme digitali che organizzano il lavoro degli individui. Sono invece escluse quelle che forniscono un servizio il cui scopo principale è sfruttare o condividere beni immobili, ad esempio Airbnb. Attualmente sono circa 5,5 i milioni di lavoratori delle piattaforme che sono dipendenti, ma non vengono riconosciuti come tali. Questo si traduce nel mancato versamento di contributi per un importo compreso tra 1,6 e 4 mld di euro l’anno. Si tratta di persone che lavorano in via subordinata, ma che non godono dei relativi diritti. Al fine di rendere visibile questa categoria di lavoratori, la direttiva si concentra sulle piattaforme. Se risponderanno ad almeno due criteri su cinque saranno considerate dei datori di lavoro, fino a prova contraria.
Quali criteri per essere considerati lavoratori dipendenti
Ma quali sono i criteri individuati dall’UE?
- determinare il livello di remunerazione o fissare delle soglie massime per i compensi;
- supervisionare lo svolgimento del lavoro con mezzi elettronici;
- restringere la libertà di scelta dell’orario di lavoro o i periodi di assenza, di accettare o rifiutare incarichi o di utilizzare sostituti o subfornitori;
- fissare regole vincolanti specifiche che riguardino l’apparenza, la condotta nei confronti dell’utilizzatore del servizio o la prestazione lavorativa;
- restringere la possibilità di costruirsi una base di clienti o di lavorare per altri.
Che cosa comporta essere un datore di lavoro
Le autorità nazionali considereranno le piattaforme che soddisfano almeno due di questi cinque criteri come datori di lavoro. Di conseguenza, esse dovranno adempiere ai loro obblighi nei confronti dei lavoratori in base al diritto nazionale. Dovranno erogare un salario che rispetti il minimo legale, dovranno rispettare gli orari di lavoro, il diritto alle ferie e ai congedi parentali. Le piattaforme potranno comunque contestare questa presunzione, ma l’onere di provare di non essere dei datori di lavoro sarà a loro carico.