Come tutti gli anni, il Sole 24 ore pubblica un’analisi sulle migliori province in termini di qualità della vita per bambini, giovani e anziani. Quali sono le vincitrici del 2022? Lo studio è basato su 12 parametri statistici forniti da Istat, Miur, Centro studi Tagliacarne, Iqvia. È stato presentato in occasione del Festival dell’Economia di Trento. Vediamo nel dettaglio le singole classifiche per capire dove si vive meglio per fascia d’età e dove si collocano i grandi centri come Milano e Roma.
Le migliori e le peggiori province per i bambini
Nella classifica sulla qualità della vita per i bambini entrano in gioco indici diversi. Si va dalla percentuale di edifici scolastici con mensa alla presenza di pediatri, asili nido e aree verdi attrezzate. Senza dimenticare il tasso di fecondità della provincia e le possibilità di fare sport per i minori sul territorio. Ad ogni parametro è stato assegnato un punteggio per provincia da 1.000 a 0. La classifica finale è il risultato della media dei punteggi conseguiti. Sul podio troviamo così Aosta, che spicca per l’accessibilità delle sue scuole. Seguono poi Arezzo, Siena, Firenze e Udine. Milano si colloca solo al 60° posto e Roma all’83°. Chiudono la classifica dedicata ai bambini Matera, Caltanissetta e Napoli. Quest’ultima penalizzata in modo particolare dai parametri sulle scuole accessibili, dallo stato degli edifici scolastici e dalla disponibilità di asili nido. Negativo anche l’indicatore sugli spazi abitativi.
Come segnala il Sole 24 ore, si evidenziano alcuni trend rispetto alla stessa classifica per i bambini di un anno fa. Registrano infatti un miglioramento su base annua gli indicatori legati ai posti autorizzati negli asili nido (+5,5%) e il tasso di fecondità (+0,8%). La classifica inquadra però ancora le problematiche del Sud Italia. Si legge nell’analisi: “Sembra che il Sud non sappia stare al passo con le esigenze delle famiglie, soprattutto di quelle con bambini, nonostante si confermi il territorio più giovane e più prolifico in base ad alcuni indicatori demografici (come il tasso di fecondità o l’indice di dipendenza degli anziani)”.
La classifica per quanto riguarda i giovani: il primato di Piacenza
A strappare la prima posizione nella classifica della qualità della vita per i giovani è invece Piacenza. Che si distingue per età media del parto (31,6 anni), bassa disoccupazione giovanile, aree sportive e servizi sul territorio come bar e discoteche. Seguono Ferrara, Ravenna, Vercelli e Cremona. Colpisce la performance negativa di Milano che si piazza solo al 95° posto nonostante il ruolo di città universitaria. Fanalini di coda nell’ordine Roma, Barletta-Andria-Trani e il Sud della Sardegna, penalizzato in particolare da: quoziente di nuzialità basso, elevato gap degli affitti tra centro e periferia e scarso numero di aziende che fanno ecommerce.
Dal report emerge quindi una grande attenzione per i giovani in tutta l’Emilia Romagna, che già nel 2021 figurava con le sue città in testa alla classifica. Sul podio c’è, come detto, il trio Piacenza, Ferrara e Ravenna, mentre Forlì-Cesena e Modena chiudono in ottava e decima posizione. Flop invece per le aree metropolitane da Milano a Roma. Le grandi città sono relegate alla parte bassa della classifica “insieme con altre province ‘universitarie’ come Padova (56ª), Perugia (65ª), Pavia (71ª), Pisa (86ª), Venezia (102ª)”.
La graduatoria sulla qualità della vita degli anziani
Veniamo ora alla classifica sulla qualità della vita degli anziani. Una selezione su cui incidono fattori come la speranza di vita, l’assistenza domiciliare, il consumo di farmaci e la presenza di infermieri e medici specialisti. Sul podio troviamo Cagliari, che si distingue per la speranza di vita tra le più alte del Paese, l’assistenza domiciliare, lo scarso consumo di medicine per malattie croniche e per la buona diffusione di medici e infermieri sul territorio in rapporto al numero di abitanti. Seguono Bolzano e Trento mentre Roma è quarta e Milano è nona. Chiudono la classifica dedicata alla popolazione senior Lucca, Massa-Carrara e Pistoia. Quest’ultima spicca in negativo per diversi indicatori tra cui: assistenza domiciliare, consumo di farmaci per depressione e inquinamento acustico.
L’indagine riporta alcuni trend positivi per la popolazione anziana. Tra questi il lieve aumento del numero di infermieri ogni 100mila abitanti (+0,3%) anche se va detto la spesa degli enti pubblici per l’assistenza domiciliare è in calo del 10,1% a livello nazionale. “Va evidenziata con sollievo”, si legge nel testo di presentazione dell’indagine, “la ripresa di Bergamo, Lodi e Cremona, che 12 mesi prima avevano fatto registrare la più bassa speranza di vita a causa degli esiti della pandemia”.