Si è conclusa una delle prove d’ammissione più attese per il prossimo anno accademico, il test Professioni Sanitarie 2020.
Il test è diverso da ateneo ad ateneo poiché non è una prova ministeriale. Il MIUR stabilisce solo la struttura e gli argomenti della prova mentre sono le università a decidere i quesiti. Gli studenti si sono presentati con grande anticipo nelle sedi individuate per la prova per consentire alle commissioni di svolgere tutte le pratiche per il riconoscimento e l’ammissione in aula dei candidati.
Professioni sanitarie: i ragazzi “ispirati” dalla pandemia
Un vero e proprio boom di iscritti (+7%) che sembra sfavorire i corsi come fisioterapia, che perde il 9,4% di aspiranti iscritti rispetto a un anno fa. 23.298 domande, contro le 25.724 del 2019.
Un grande successo, invece, per una delle più classiche tra le professioni in ambito sanitario, l’infermiere. Ruolo che ci porta a pensare alle rilevanza ricoperta negli scorsi mesi da chi è stato “in prima linea” per combattere il Coronavirus, non a torto percepito come eroe e così descritto dai mezzi di comunicazione.
Insieme all’aumento degli iscritti al test di infermieristica, corrisponde anche l’aumento dei posti disponibili. Sono 889 in più negli Atenei, a conferma del bisogno che ha il sistema sanitario italiano di specialisti in materia.
Quindi a livello complessivo – contando i 73 mila iscritti e tutti i posti messi a bando nelle università statali 25.350 – la media per le 22 professioni sanitarie è di 1 posto ogni 3. Questo rende infermieristica tra le specializzazioni in cui la concorrenza è meno agguerrita. Ma ce ne sono altri, come i corsi per diventare Tecnico Audioprotesista, dove l’ammissione è praticamente garantita, per la mancanza di candidati.
Fisioterapia rimane comunque il corso più selettivo, con un rapporto di 1 posto ogni 11 candidati. Complicato anche l’accesso a ostetricia, dove entrerà solo 1 su 7, e Dietistica, con 1 posto ogni 8,5 concorrenti.