Peste suina africana, cosa cambia con la nuova ordinanza?

Il commissario straordinario Giovanni Filippini ha firmato la nuova ordinanza contro la diffusione della Peste suina africana

Entra in vigore giovedì 29 agosto la nuova ordinanza sulla Peste suina africana (Psa) firmata dal commissario straordinario, il dottor Giovanni Filippini, che introduce nuove misure di prevenzione per la Lombardia, il Piemonte e l’Emilia-Romagna. Attualmente, la Lombardia registra 16 focolai di contagio attivi negli allevamenti e oltre 80.000 capi abbattuti nell’arco di un anno.

Le ultime rilevazioni indicano che la principale causa di diffusione del virus è legata ai movimenti di persone e mezzi. Per questo motivo, l’ordinanza numero 3, in vigore dal 29 agosto fino al 30 settembre 2024, regola gli accessi negli allevamenti, imponendo norme di biosicurezza particolarmente stringenti per tutte le zone di restrizione: la Zona 1, ad alto rischio; la Zona 2, con presenza di Psa nei cinghiali; la Zona 3, con presenza di Psa nei cinghiali e nei suini domestici.

Peste suina africana: cosa cambia con la nuova ordinanza?

L’ordinanza impone divieti stringenti per il controllo della Peste suina africana (Psa), a partire dal blocco di ogni spostamento dei suini da e verso gli allevamenti, eccetto quelli diretti al macello. Solo gli allevamenti situati nella Zona 1 di restrizione possono richiedere l’autorizzazione alla Regione per accedere ai servizi veterinari.

L’accesso agli allevamenti è vietato a qualsiasi automezzo, fatta eccezione per quelli destinati al trasporto di mangimi, carcasse, liquami e animali verso il macello. Chiunque non sia coinvolto nella gestione quotidiana degli animali non può accedere agli allevamenti, inclusi veterinari, tecnici di filiera, mangimisti, e altri professionisti. Anche gli animali domestici, come i cani, non possono entrare.

Peste suina africana: cosa cambia con la nuova ordinanza?
Peste suina africana: cosa cambia con la nuova ordinanza? – Pexels @Matthias Zomer – Newsby.it

Nei Comuni interessati dalle zone di restrizione sono vietate anche le mostre, i mercati, le fiere d’esposizione e qualsiasi manifestazione di carattere agricolo e zootecnico che coinvolga il settore suinicolo.

Le persone autorizzate ad accedere agli allevamenti devono rispettare specifici obblighi. Devono indossare tute, guanti e calzari monouso e garantire di non aver visitato altri allevamenti, boschi o luoghi con cinghiali nelle 48 ore precedenti e successive all’ingresso.

È obbligatorio che gli operatori del trasporto animali utilizzino i dispositivi monouso forniti dall’allevatore ogni volta che il conducente esce dall’abitacolo del mezzo.

I lavori di manutenzione o altre operazioni ordinarie sono vietati, a meno che non siano strettamente necessari per il benessere degli animali, e devono comunque essere preventivamente autorizzati. Sono sospesi anche i controlli da parte del servizio veterinario, eccetto quelli legati alla gestione della Psa e al rispetto delle esigenze di benessere animale.

Per quanto riguarda il controllo del rispetto della normativa, saranno i veterinari territorialmente competenti a verificare le condizioni di biosicurezza previste dall’ordinanza. Entro un mese, dovranno essere verificati i requisiti dei vari allevamenti. In caso di accertata carenza strutturale o gestionale, il servizio veterinario ha 15 giorni per disporre lo svuotamento degli stabilimenti tramite un programma di macellazione o, in alternativa, di abbattimento, che deve essere completato entro 21 giorni.

Inoltre, se viene individuato un contatto diretto o indiretto con un focolaio confermato, o se la situazione epidemiologica lo richiede, il servizio veterinario competente può ordinare l’abbattimento preventivo degli animali.

Attualmente sono arrivati a 16 focolai di peste suina attualmente presenti in Lombardia: nell’area della provincia di Pavia si contano 13 focolai attivi di Peste suina africana (Psa), mentre altri tre si trovano nella provincia di Lodi. Secondo Coldiretti, la principale organizzazione degli imprenditori agricoli, questi sono segnali evidenti che la situazione ha raggiunto livelli emergenziali e si sta allargando in maniera rapida e pericolosa.

È trascorso ormai un anno dal primo caso accertato di Psa, e secondo i consiglieri del Pd di Palazzo Pirelli, Matteo Piloni e Marco Carra, la Regione “è in estremo ritardo: se fosse intervenuta subito non saremmo in questa situazione”.

Il primo caso accertato di Psa risale al 26 agosto 2023, quando le 170 aziende della provincia di Pavia allevavano 230.000 maiali per un valore economico di 218 milioni e 200.000 euro. Secondo le stime di Coldiretti, il numero di suini allevati è ora diminuito del 53% e il valore economico della filiera si è quasi dimezzato. In un anno, sono stati abbattuti 86.000 maiali a causa del virus, di cui 41.000 tra luglio e agosto di quest’anno in nove allevamenti.

I consiglieri regionali del Pd, Matteo Piloni e Marco Carra, accusano l’assessore alla Sanità, Guido Bertolaso, e l’assessore all’Agricoltura, Alessandro Beduschi, di tentare di scaricare la responsabilità della nuova ondata di contagi di Peste suina africana (Psa) sugli allevatori. Secondo i due consiglieri, questa accusa è “assurda”, poiché gli allevatori sono i primi a voler fermare il virus che potrebbe portare al fallimento delle loro aziende.

Coldiretti non solo quantifica il danno che la Psa sta causando alla filiera suinicola italiana, ma sostiene anche che il primo passo che la Regione Lombardia dovrebbe compiere è erogare indennizzi alle aziende danneggiate dalla Psa, che attualmente si trovano in grande difficoltà.

L’associazione di categoria indica quattro interventi urgenti e necessari:

  1. Risarcimento alle scrofaie anche per il fermo aziendale.
  2. Risarcimento agli allevatori da ingrasso per mancato reddito.
  3. Monitoraggio costante sui prezzi dei suini pagati agli allevatori per evitare speculazioni.
  4. Stop ai mutui e contributi per le aziende colpite.

La situazione è particolarmente preoccupante e, secondo Coldiretti, è fondamentale che il nuovo Commissario straordinario adotti tutte le misure necessarie, anche drastiche, per impedire che la Psa si diffonda nelle province limitrofe, che rappresentano la metà del patrimonio suinicolo nazionale.

Gestione cookie