Gino Cecchettin ha commentato le parole di Valditara: “Vorrei dire al ministro che chi ha portato via mia figlia è italiano. La violenza è violenza, indipendentemente da dove essa arrivi. Non ne farei un tema di colore, ma di azione. Di concetto”
Al lancio della Fondazione Giulia Cecchettin il ministro dell’Istruzione Valditara ha dichiarato che “l’immigrazione illegale” è tra le cause della violenza sessuale. Frasi che hanno causato parecchie critiche nel giorno della presentazione alla Camera della Fondazione. Valditara ha anche parlato della “lotta al patriarcato” sminuendola e definendola una lotta “ideologica” che “non porta soluzioni”. Elena, sorella di Giulia, si sfoga sui social dopo l’intervento del ministro: “Cosa sta facendo il governo contro i femminicidi?”.
La Fondazione in nome di Giulia Cecchettin è nata con lo scopo di sensibilizzare le coscienze e di promuovere un cambiamento della società italiana. Uno dei temi principali di cui si occuperà è l’educazione all’affettività nelle scuole.
Le parole del ministro Valditara
Sono parole che fanno discutere quelle del ministro Valditara, che ha inviato un video-messaggio, mandato in onda durante la presentazione a Montecitorio della Fondazione dedicata a Giulia, uccisa dall’ex fidanzato un anno fa. Mentre il padre di Giulia invita a unire le forze e definisce la violenza di genere un fallimento collettivo, Valditara evoca l’immigrazione illegale: “Deve essere chiara a ogni nuovo venuto, a tutti coloro che vogliono vivere con noi, la portata della nostra Costituzione, che non ammette discriminazioni fondate sul sesso. Occorre non far finta di non vedere che l’incremento dei fenomeni di violenza sessuale è legato anche a forme di marginalità e di devianza in qualche modo discendenti da una immigrazione illegale“.
Il ministro ha espresso il suo parere sulla lotta al patriarcato affermando che non sarebbe, secondo lui, la strada per sconfiggere la violenza di genere. “Abbiamo di fronte due strade: una è concreta e ispirata ai valori costituzionali, l’altra è la cultura ideologica. In genere i percorsi ideologici non mirano mai a risolvere i problemi, ma ad affermare una personale visione del mondo. E la visione ideologica è quella che vorrebbe risolvere la questione femminile lottando contro il patriarcato”, ha detto Valditara. “Il patriarcato come fenomeno giuridico è finito con la riforma del diritto di famiglia del 1975, che ha sostituito alla famiglia fondata sulla gerarchia la famiglia fondata sulla eguaglianza”. In Italia ci sono piuttosto, “ancora residui di maschilismo, di machismo, che vanno combattuti e che portano a considerare la donna come un oggetto”. E “il maschilismo si manifesta in tanti modi, con la discriminazione sul posto di lavoro, con il cosiddetto catcalling, con la violenza. Poi c’è il tema del femminicidio, che allarma sempre di più”. È dunque “una battaglia culturale e parte innanzitutto dalla scuola”, ha proseguito.
La risposta di Gino ed Elena Cecchettin
Il padre di Giulia commenta l’intervento del ministro: “Diciamo che ci sono dei valori condivisi e altri sui quali dovremo confrontarci“, più dura invece è stata la replica di Elena: “Se si ascoltasse, invece di fare propaganda alla presentazione della fondazione che porta il nome di una ragazza uccisa da un ragazzo bianco, italiano e “per bene”, forse non continuerebbero a morire centinaia di donne nel nostro paese ogni anno“. “Oltre al dépliant proposto (che già qui non commentiamo) cos’ha fatto in questo anno il governo? Perché devono essere sempre le famiglie delle vittime a raccogliere le forze e a creare qualcosa di buono per il futuro?“, scrive su Instagram. “Mio padre ha raccolto i pezzi di due anni di dolore e ha messo insieme una cosa enorme. Per aiutare le famiglie, le donne a prevenire la violenza di genere e ad aiutare chi è già in situazioni di abuso“, ha continuato la ragazza.
“Un anno fa ho ricevuto la conferma che Giulia non sarebbe tornata a casa. E’ stato un anno difficile, di dolore, di ricordi, di lacrime ma soprattutto di lotta. Lotta per lei, che non c’è più”, si legge nel messaggio condiviso da Elena un anno dopo la tragica perdita. “Oggi questa lotta prende anche la forma di un impegno. Un impegno sociale per poter iniziare un processo di cambiamento. E per tentare di impedire che nessun’altra debba ricevere quella chiamata. Che le nostre sorelle rimangano vive”, continua il messaggio.
Durante un’intervista Gino Cecchettin ha commentato ancora le parole di Valditara: “Vorrei dire al ministro che chi ha portato via mia figlia è italiano. La violenza è violenza, indipendentemente da dove essa arrivi. Non ne farei un tema di colore, ma di azione. Di concetto”. “Il ministro ha parlato di soprusi, di violenze, di prevaricazione. È esattamente quello il patriarcato ed è tutto ciò che viene descritto nei manuali. Mi sembra solo una questione di nomenclatura. E la parola, oggi, che mette paura: ‘patriarcato’ spaventa più di ‘guerra. Si tratta di un problema sociale, non ideologico: quando ci riapproprieremo tutti del significato di questa parola, vorrà dire che avremmo fatto metà della strada“, ha continuato.
Il discorso del padre di Giulia
Nel suo discorso durante la presentazione, Gino Cecchettin sottolinea la necessità di un impegno comune: “Non possiamo permetterci di essere indifferenti o voltare lo sguardo altrove“, ha detto. “È il tempo di unire le forze. Quando si affrontano tragedie tali, la vita ti sorprende sempre dandoti scopi nuovo“. “La fondazione ha il compito di educare per produrre un cambiamento. La violenza di genere è frutto di un fallimento collettivo: non è solo una questione privata. Dobbiamo educare le nuove generazioni”, spiega. “Ho attraversato la morte nella sua essenza più profonda prima con la perdita di mia moglie, poi con quella di Giulia. È iniziato in me un processo all’affermazione del bene che nell’udienza di Filippo ha raggiunto la maturità perché non ho avuto il pensiero di odiarlo. Nel nome di Giulia io posso scegliere di fare crescere l’amore“, ha proseguito.
Le reazioni alle parole del ministro
Riccardo Magi, segretario di PiùEuropa ha commentato l’intervento di Valditara: “I dati diffusi dal Ministero dell’Interno parlano chiaro: oltre l’80% dei femminicidi in Italia è commesso da cittadini italiani. Valditara si vergogni: la sua è solo una spudorata strumentalizzazione razzista“. Il Pd: “La lotta al patriarcato non è una questione ideologica. Anzi, dovrebbe rappresentare una battaglia comune per sradicare maschilismo, violenza e sopraffazione”. “Le parole di Valditara sono indecenti. Strumentalizzare una tragedia – anzi l’assassinio di una ragazza per mano di un uomo che la riteneva ‘sua’ – per i propri fini ideologici, supera la soglia di ogni decenza. Oggi Valditara ha detto parole indegne di un ministro, per giunta dell’Istruzione. Mi vergogno come uomo e come rappresentante delle istituzioni”, ha affermato il senatore dem Marco Meloni.
Eugenia Roccella, ministro per le Pari opportunità e la Famiglia, ha dichiarato: “Parlare della violenza contro le donne, non rassegnarsi e non rubricare la vasta casistica sotto una fatalità, è importantissimo. Dicendo che la violenza sulle donne è una piaga, noi alludiamo anche alla ferita nel tessuto sociale. La violenza affonda le sue radici nella storica asimmetria di potere fra uomini e donne e potremmo aspettarci che le battaglie condotte e vinte dalle donne, il grande cammino di libertà che abbiamo compiuto negli ultimi decenni abbia prodotto una riduzione del fenomeno. Nonostante il cammino fatto la percentuale di femminicidi è alta in tutta Europa. C’è qualcosa di radicato che non riusciamo a combattere. Le leggi sono uno strumento essenziale ma non sono sufficienti a difendere le donne è necessario intervenire su diversi fronti, e per questo serve confronto serio, che parte da idee condivise. Temo che nessuna legge avrebbe potuto salvare Giulia Cecchettin, né altre donne che non sospettavano la violenza che covava nel cuore dell’uomo che sosteneva di amarla e che appariva al mondo come un ‘bravo ragazzo’”.