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Circa 150 persone appartenenti alla comunità palestinese italiana hanno manifestato davanti alla sede Rai di viale Mazzini a Roma, per protestare contro il modo in cui la tv pubblica sta riportando quanto sta accadendo a Gaza e la rappresentazione di Israele e Palestina.
“Palestina non è Israele contro Hamas”
Uno di loro, Bassam Saleh, ha spiegato: “Vogliamo essere rispettati per la nostra intelligenza, come cittadini italiani. Non si può trasformare un’aggressione in una guerra. Sta uscendo fuori che siamo noi della Palestina gli aggressori e non gli aggrediti. Non è possibile. Vogliamo un’informazione obiettiva“.
“Siamo qui per fare una protesta pacifica e civile davanti alla Rai – ha aggiunto Saleh –. Chiediamo di essere informati, nel rispetto della nostra intelligenza di cittadini liberi di questo Paese. La Rai, invece, sta facendo disinformazione. Dall’inizio di questa ultima aggressione contro la Palestina, siamo stati descritti come gli aggressori e non come gli aggrediti. Riducono tutto a Israele contro Hamas, ma non è vero. Il nostro è un popolo che lotta per la libertà, contro l’occupazione israeliana“.
La richiesta alla Rai: “Raccontate quello che succede”
La richiesta dei manifestanti è molto chiara: “Noi vogliamo un’informazione libera. Non chiediamo che sia pro Palestina, assolutamente. Vogliamo però avere un’informazione obiettiva. Esattamente quello che succede, raccontatelo. Non può essere che un corrispondente di guerra si trovi dietro un carro armato e racconti ciò che avviene dall’altra parte. Non è possibile. Deve stare dentro i fatti, dentro l’evento. E noi chiediamo solo questo, l’obiettività“.
Un’altra partecipante ha aggiunto: “Non stanno facendo capire cosa sta succedendo. Usano parole come ‘conflitto’, ma in Palestina stanno uccidendo famiglie e bambini. Non si parla di occupazione e di apartheid. Ma solo di Israele colpita dai missili di Hamas. La Rai deve cambiare i toni della sua narrazione“. Infine le parole di un altro manifestante: “Non possono far finta di nulla, e noi protestiamo democraticamente. Se potessi, non pagherei la Rai per protesta contro questa censura“.