In Europa mancano 400 mila camionisti: in Italia almeno 20 mila. “Ma a fine anno potrebbero arrivare a 25-30 mila. Una carenza che avrà un ulteriore impatto sull’aumento dei costi”, dichiara Renzo Sartori, presidente di Number 1 Logistic Group e vicepresidente di Assologistica, che è l’associazione di settore che fa capo a Confindustria. “Molti autisti, tornati nei loro Paesi, nell’Est europeo, quando la pandemia ha limitato le attività economiche. Non sono più tornati. Si tratta soprattutto di romeni, moldavi e ucraini. In tanti, italiani e stranieri, sono passati alle consegne ‘di ultimo miglio’, aumentate per via della crescita dell’e-commerce”, spiega Sartori. “Una questione che si è aggiunta alle difficoltà del ricambio generazionale che già esistevano prima del Covid: il lavoro dell’autista non è molto ambito, è un lavoro duro, bisogna star via da casa per giorni, anche nei fine settimana. Dal 2016 abbiamo riscontrato difficoltà nella sostituzione di chi andava in pensione”.
Diminuiscono i camionisti: è difficile tornare ai numeri pre-Covid
Il Covid-19 ha accelerato questa tendenza. Anche perché molte aziende hanno chiuso, soprattutto le più piccole, che non sono più riuscite a sostenere i costi di gestione nei mesi in cui la domanda di trasporto merci calava. E poi è arrivata la guerra in Ucraina, che ha spinto molti ucraini che lavoravano in Italia ad arruolarsi per difendere il proprio Paese. “Noi trasportiamo derrate alimentari”, afferma Sartori. “Un tipo di merce che non si può consegnare in ritardo. È nonostante una flotta e dipendenti nostri, che coprono circa la metà dei 1.300 viaggi giornalieri, ora abbiamo bisogno di pianificare con molto anticipo le consegne, fare delle previsioni, andare a cercare gli autisti disponibili. E naturalmente queste difficoltà si traducono anche in un aumento delle tariffe”.
Anche perché, mentre gli autisti diminuiscono, il traffico aumenta. Secondo i dati del Mims nel primo trimestre di quest’anno c’è stata una crescita del 7% del traffico dei mezzi pesanti in autostrada rispetto allo stesso periodo del 2021. Guardando al medio-lungo termine però sembra difficile ritornare in Italia e in Europa ai numeri di qualche anno fa. In questo senso, infatti, il Pnrr punta allo spostamento di una parte del trasporto merci dalla gomma al ferro. Così ha spiegato in diverse occasioni il ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini. Ma anche un maggiore sviluppo tecnologico del settore potrebbe essere di supporto alle imprese di autotrasporto: si va dalle piattaforme per ottimizzare i carichi alla guida autonoma.