Il collegio ha escluso le aggravanti della crudeltà e del reato di minacce, previsto dall’articolo 612 bis del codice penale
Il tragico omicidio di Giulia Cecchettin ha scosso profondamente l’opinione pubblica italiana e ha riportato l’attenzione sulla drammatica questione della violenza di genere nel nostro Paese. L’11 novembre 2023, Giulia, una giovane donna di soli 26 anni, è stata uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta a Fossò, un comune della provincia di Venezia. Questo crimine efferato ha suscitato indignazione e dolore, non solo tra i familiari e gli amici di Giulia, ma anche in tutta la collettività, che si è mobilitata per chiedere giustizia.
La condanna di Filippo Turetta
La sentenza è stata pronunciata dalla Corte d’assise di Venezia, presieduta dal giudice Stefano Manduzio, durante la quinta udienza del processo. L’ergastolo inflitto a Turetta rappresenta una risposta della giustizia a un atto di violenza inaccettabile. Il processo ha messo in luce non solo le circostanze dell’omicidio, ma anche il contesto relazionale tra i due, caratterizzato da un rapporto tossico e da segni di possesso e controllo da parte dell’imputato. Oltre alle interdizioni di legge, è stato disposto un risarcimento alle parti civili con il pagamento di una provvisionale di 500mila a Gino Cecchettin, 100mila ciascuno ai fratelli Elena e Davide, 30mila ciascuno alla nonna Carla Gatto e allo zio Alessio, oltre alle spese di costituzione legale. Le motivazioni verranno depositate entro 90 giorni. Il collegio ha escluso le aggravanti della crudeltà e del reato di minacce, previsto dall’articolo 612 bis del codice penale.
Durante le udienze, è emerso che Turetta e Cecchettin avevano una relazione che era iniziata con promesse di amore e futuro, ma che si era trasformata in un incubo. Giulia aveva tentato di allontanarsi da Turetta, cercando di ricostruire la propria vita. Tuttavia, la sua decisione di interrompere la relazione ha scatenato la furia dell’ex fidanzato, che non ha accettato il rifiuto. Questo è un tema comune in molti casi di femminicidio, dove l’incapacità di accettare la fine di una relazione porta a reazioni estreme e violente.
Un momento di tensione in aula
L’udienza che ha portato alla condanna di Turetta è stata caratterizzata da tensione e emozione. L’assenza di repliche da parte del Pubblico Ministero e delle parti civili all’arringa della difesa ha suggerito una certa urgenza nel voler chiudere il caso.