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Nella 60esima Giornata mondiale del teatro un centinaio di persone ha occupato questa mattina il cortile del Piccolo Teatro Grassi di via Rovello, in pieno centro, a Milano. A riunirsi, per manifestare contro la prolungata chiusura di cinema e teatri, i lavoratori del coordinamento dello spettacolo della Lombardia e alcuni studenti.
L’occupazione del Piccolo Teatro da parte dei lavoratori dello spettacolo
“Stabiliremo qui un parlamento culturale permanente. Un luogo di incontri, assemblee, dibattiti e laboratori”. Questo è quanto raccontato dagli occupanti del Piccolo Teatro Grassi, che stazionano nel cortile dell’istituzione culturale. “Abbiamo scelto il Piccolo perché il primo teatro in prosa comunale d’Italia. Per noi è un simbolo”.
L’occupazione, organizzata non casualmente oggi, è da considerarsi un gesto pacifico, come spiegato sulla pagina Facebook del coordinamento. “Sono chiamati a partecipare le lavoratrici e i lavoratori. Ma anche le imprese culturali, le piccole e medie compagnie, le istituzioni e tutte le realtà che compongono il settore, per un’assunzione di responsabilità condivisa”.
Inoltre, sempre sulla pagina su Facebook, si parla di “costruire una ripartenza sostenibile da tutti” dove il lavoro venga considerato “centrale e motore di tutte le categorie, non solo del settore culturale”.
Casellati: “Sentiamo forte l’urlo degli artisti”
Il presidente del Senato, Elisabetta Casellati, ha voluto rivolgere alcune parole ai lavoratori dello spettacolo in una giornata così importante: “Oggi, nella giornata mondiale del teatro, sentiamo forte l’urlo degli artisti. Donne e uomini sui quali la pandemia ha fatto calare il sipario, soffocando un intero settore”. E ha aggiunto: “Con i teatri chiusi il Paese ha perso la sua grande ricchezza. Perché l’arte segna la nostra vocazione culturale. Ma non solo. Dà lavoro, esprimere creatività, narrazione emozione. Costruisce ponti tra i popoli. Con la cultura tutta l’Italia torna in scena anche nel mondo”.
Ieri le proteste dei lavoratori dello spettacolo a Napoli
Le proteste dei lavoratori dello spettacolo vanno avanti ormai da mesi. La giornata di oggi doveva segnare le prime riaperture, per cinema e teatri, in zona gialla. Ma, con l’Italia divisa tra zone rosse e arancioni fino a maggio, non si parlerà di riaperture ancora per un po’.
Non solo Milano, inoltre, sono avvenute delle proteste dei lavoratori dello spettacolo. Infatti ieri, venerdì 26 marzo, anche il teatro Mercadante di Napoli è stato scenario di un presidio dei lavoratori del settore.
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Qui, diversi studenti dell’Accademia di Belle Arti, seguiti da alcune lavoratrici e SiCobas, sono entrati all’alba nel cortile del teatro.
Un altro luogo simbolo, questa volta dello spettacolo e della cultura del Sud Italia, è diventato così “teatro” di proteste da parte dei lavoratori, che chiedono certezze, ristori e la possibilità di tornare, dopo più di un anno, a fare il loro lavoro in sicurezza.
La protesta a Torino
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I lavoratori dello spettacolo hanno protestato anche a Torino, dove hanno bloccato il ponte di corso Vittorio Emanuele, centrale per il traffico cittadino. “Blocchiamo uno dei principali ponti della Città di Torino, dopo che a Napoli hanno occupato il Mercadante, a Milano il Piccolo, a Venezia stanno bloccando il traffico sul Ponte della Libertà“, spiega Elio Balbo, rappresentante dei lavoratori dello spettacolo. “Abbiamo bisogno di farci vedere, che la nostra situazione sia considerata di priorità politica perché ci sono 600mila famiglie senza reddito da un anno. Abbiamo bisogno di un impianto normativo adeguato per vivere una vita degna di essere vissuta“.
Il sit-in a Roma
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‘Cultura – whatever it takes‘: I lavoratori del mondo dello spettacolo si sono dati appuntamento davanti il Teatro Argentina a Roma per un’assemblea pubblica. Un giorno di mobilitazione e di protesta contro la chiusura delle sale a causa della pandemia per il Covid, in concomitanza con la ‘Giornata internazionale del Teatro’, che doveva segnare anche l’apertura di cinema e teatri in base all’annuncio a suo tempo dato dal ministro della cultura, Dario Franceschini. In piazza è stata portata una gigantografia della mappa di Roma dove ognuno dei presenti ha potuto segnare tutte le realtà presenti sul territorio.