Ad appena due settimane dalla tragedia di Cutro, nella giornata di domenica 12 marzo un nuovo naufragio è stato registrato nel Mediterraneo. Sarebbero 30 i migranti dispersi per ora, mentre 17 quelli tratti in salvo: l’imbarcazione, alla deriva nelle acque Sar libiche, era riuscita a contattare dopo numerosi tentativi Alarm Phone, il servizio telefonico che riceve le richieste di soccorso nel Mediterraneo, che ha prontamente segnalato la richiesta al Centro Nazionale di coordinamento del soccorso marittimo di Roma, di Malta e libico.
Cronaca di una tragedia
Il barchino, avvistato e localizzato dall’aereo della Ong Seabird, si trovava a un centinaio di miglia dalle coste del Paese nordafricano. Nonostante le richieste di aiuto da parte della stessa Ong, che ha richiesto l’intervento del mercantile Basilis L, non è stato possibile prestare soccorso, in quanto le condizioni del mare non lo permettevano. Tuttavia, la Guardia Costiera italiana ha dichiarato che tutte le informazioni sono state trasmesse anche alle Autorità libiche e maltesi: le prime, però, per mancanza di unità, hanno chiesto il supporto del Centro Nazionale di coordinamento di Roma, che ha dato istruzioni ad altre navi in zona, ed ad altre che si stavano dirigendo verso l’area. Tuttavia, una volta giunti 4 mercantili, e iniziate le operazioni di trasbordo su uno di essi – la Froland battente bandiera caraibica – il barchino si capovolto. Mentre proseguono le operazioni di ricerca dei dispersi, Alarm Phone è tornata ad accusare le Autorità italiane: “Hanno ritardato consapevolmente i soccorsi e li hanno lasciati morire“.
Le dichiarazioni
Alarm Phone, tuttavia, ha successivamente esteso le accuse a tutta l’Ue. Si legge in un Tweet: “Trenta persone sono morte. Sarebbero vive se l’Europa non avesse deciso di lasciarle annegare”. Immediata la risposta della Guardia Costiera italiana, che in una nota ha sottolineato che “l’intervento di soccorso è avvenuto al di fuori dell’area di responsabilità Sar italiana registrando l’inattività degli altri Centri Nazionali di coordinamento e soccorso marittimo interessati per area“. Sono diverse le risposte che sono arrivate a seguito della denuncia di Alarm Phone. Antonio Tajani, ministro degli Esteri, ha dichiarato: “Sono convinto, conoscendo la Guardia costiera, la Marina militare italiana e la Guardia di finanza, che questi uomini di mare non lascino mai nessuno senza soccorso”. Per Elly Schlein, invece, quanto successo è una vergogna non solo per l’Italia, ma per l’Europa intera: “Non possiamo più vedere il Mediterraneo ridotto a un grande cimitero a cielo aperto“. Le condizioni ‘sbrachi’ rimangono critiche, non solo in Italia.