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Sono arrivati in tanti e da tutta Italia in Piazza Montecitorio a Roma per chiedere la possibilità di ritornare a realizzare i sogni di tanti innamorati. A protestare sono le categorie legate al mondo dei matrimoni, che da 14 mesi sono costretti a convivere con la pandemia e con la conseguente crisi economica.
“È la quarta volta che rimando il mio matrimonio – racconta Angela Di Iorio, prossima all’altare –. Come me ci sono altre migliaia di coppie. Io sono una delle 3700 spose che aspettano. Un anno e mezzo fa abbiamo fatto il nostro dovere. Ora non è più possibile mettere da parte la nostra vita. Far nascere una nuova famiglia è un diritto“. Un tema delicato che, come ha sottolineato Stefania Mismara, presidente dell’associazione organizzatrice dell’evento, Insieme per il wedding, è in forte crisi.
“Noi siamo 90 mila aziende e partite Iva, che danno lavoro a un milione di lavoratori. Sono tutti regolarmente iscritti. E il nostro fatturato raggiunge i 67 miliardi. Siamo stati completamente dimenticati nei Decreti Ristori. È una categoria che non è stata ristorata in alcun modo. Adesso addirittura, come Mef, nel decreto delle ripartenze. È incredibile, perché tutti i comparti e tutte le categorie sono state considerate, mentre i matrimoni no“, ricorda la presidente dell’associazione Insieme per il wedding.
“Non ci capacitiamo di come il governo possa essersi dimenticato di noi. Il matrimonio, infatti, non è un grande evento. Si tratta di un evento assolutamente circoscrivibile e certificabile sia a livello di presenze che a rispetto dei protocolli. Noi siamo disponibili a rispettare misure di qualsiasi tipo. Siamo una filiera di persone molto responsabili e attente“, spiega Mismara.
All’evento ha partecipato anche Don Gianluca Palermo della parrocchia di Castel Martini di Lanciano. “Sono testimone del disagio di tanti fidanzati che vivono questa situazione di scoraggiamento. Vorrebbero solo celebrare un matrimonio dignitoso e in sicurezza. Sono sicuro che chi arriverà all’altare, dopo questa situazione, vivrà ancora di più un momento indimenticabile“, ha rimarcato speranzoso il parroco.
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Anche a Torino il settore dei matrimoni è sceso in piazza Castello a protestare. “Siamo in lutto, è un anno che siamo fermi e non abbiamo la possibilità di celebrare matrimoni ed eventi, per questo siamo qui a protestare, perché è un nostro diritto lavorare cercando di seguire le regole per il Covid“, afferma una lavoratrice del settore wedding vestita da sposa e con un velo nero in testa. “Le prospettive? Che ci ascoltino e ci facciano lavorare seguendo il dpcm: noi non siamo gli untori del Covid, anzi siamo rispettosi“. “Oggi mi sento in lutto perché continuiamo a non lavorare, ci è stato tolto il nostro diritto al lavoro – dicono i manifestanti – Siamo una categoria nascosta, non c’è il nostro codice Ateco quindi risulto come somministrazione cibo e bevande, facciamo cocktail delivery che qualcosa ci consente di fare, però ho alle spalle delle spese importanti“.
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