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Limbiate si stringe per l’ultimo saluto a Luca Attanasio, l’ambasciatore rimasto ucciso in un attentato nella Repubblica democratica del Congo. Nel corso del funerale, celebrato nel campo sportivo della città, è stato riprodotto un messaggio vocale in cui il diplomatico esultava per essere riuscito a organizzare due voli dal Congo con a bordo 300 persone che volevano fuggire dall’insicurezza e dalle violenze del Paese africano. “Siamo riusciti a far partire 300 persone dal Congo con due voli, fra cui un centinaio di italiani. Viva l’Italia, sempre un passo avanti”. Le parole di Attanasio sono state accolte con un lungo applauso da parte delle centinaia di persone presenti alle esequie.
L’ultimo saluto a Luca Attanasio
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A Limbiate, per tutti l’ambasciatore Attanasio era semplicemente Luca o ‘Att’. Al funerale hanno presenziato il governatore della Regione Lombardia, Attilio Fontana, e una cinquantina di sindaci della zona con la fascia tricolore. Il feretro, avvolto nella bandiera italiana, è stato accolto nel campo sportivo cittadino. A celebrare la messa, l’arcivescovo di Milano, Mario Delpini. Terminate le esequie il primo a ricordare Attanasio è stato il sindaco di Limbiate, Domenico Antonio Romeo con la voce rotta dall’emozione. Poi è stato il turno di altri amici. Un ultimo lungo applauso ha salutato l’uscita del feretro diretto al cimitero.
Delpini: “Le parole più difficili da trovare sono per moglie e figlie”
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“Le parole più difficili da trovare sono quelle per la moglie e le figlie e credo che la parola più significativa è quell’oasi di celebrare la messa e chiedere al Signore di consolare i vivi e accogliere nella sua gloria colui che è andato via così“. Lo ha detto l’arcivescovo di Milano, Mario Delpini. “L’ho conosciuto solo fugacemente ma ho avuto la testimonianza dei nostri missionari, della gente in Congo che vedeva in lui un alleato per tutte le opere di solidarietà e di promozione umana“.
Zakia Sedikki: “Il Pam non ha organizzato la protezione in modo opportuno”
Nel corso di un’intervista al Corriere della Sera, Zakia Sedikki, moglie di Luca Attanasio e fondatrice e presidente di “Mama Sofia”, ha parlato della morte del marito. In particolare ha accusato il Pam (il Programma alimentare mondiale) di non aver organizzato la protezione in modo opportuno. “Non hanno fatto quello che va fatto per una zona a rischio. Sicuramente dentro il Pam qualcuno sapeva che la scorta non era efficace”. Sedikki ha dichiarato che Attanasio è stato tradito, nel senso che “chi ha organizzato la sicurezza non era nella misura adeguata per proteggere lui e le persone che lo accompagnavano”. Ha poi sottolineato che il marito era “stato invitato dal Programma alimentare mondiale per una visita su un progetto del Pam per le scuole. Era previsto che organizzassero tutto loro”.
Luca Attanasio si è fidato del Pam
Sedikki ha ricordato che il Pam non è un’organizzazione piccola ed è anche per questo che Attanasio si è fidato. “Luca non ha mai fatto un passo fuori dalla residenza o dall’ambasciata senza la sua scorta e senza i controlli della sicurezza. Si è fidato”. Dal canto suo, Greg Barrow, il vicedirettore della comunicazione del Pam, ha spiegato che “la strada da Goma era considerata sicura per il viaggio al momento della missione”. Ha aggiunto anche che “se ci fosse stato qualche dubbio sulla sicurezza avremmo preso altre misure. Abbiamo seguito tutti i protocolli. La nostra valutazione è stata che la strada fosse ‘verde’, sicura, e che non fosse necessaria una scorta armata o un veicolo blindato“.