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30 anni fa veniva assassinato, in un terribile agguato di stampo mafioso, Libero Grassi. L’imprenditore fu uno dei primi a denunciare la pratica della richiesta del pizzo a Palermo. Per tutta risposta, dopo essere stato quasi ignorato dalle istituzioni, fu barbaramente ucciso. Nella giornata di domenica 29 agosto si è tenuto un incontro sul tema delle estorsioni ai danni dei commercianti presso Villa Lampedusa. Uno dei luoghi simbolo della lotta in quanto il suo titolare è stato vittima di vessazioni da parte di esponenti della mafia. Il procuratore aggiunto della Dda di Palermo Salvatore De Luca fa capire che l’atto eroico di Libero Grassi deve fare da spunto per le future generazioni di uomini e di commercianti.
La figlia di Libero Grassi: “Non vogliamo che si ‘lapidizzi’ l’esperienza di mio padre
Dopo 30 anni non c’è ancora una lapide sul luogo dell’omicidio di Libero Grassi. Una precisa volontà della famiglia dell’imprenditore che all’epoca venne lasciato solo dalle istituzioni. Da chi avrebbe dovuto proteggerlo, anche dagli industriali che gli voltarono le spalle e che oggi sono invece presenti. Anche ieri la figlia di Grassi, Alice, insieme al figlio Alfredo, ha affisso un manifesto di carta contenente 26 parole. “Il 29 agosto 1991 è stato assassinato Libero Grassi, imprenditore, uomo coraggioso, ucciso dalla mafia, dall’omertà dell’associazione degli industriali, dall’indifferenza dei partiti, dall’assenza dello Stato”.
“È vero”, “non c’è una lapide per un semplice motivo. Non vogliamo che si ‘lapidizzi’ l’esperienza di mio padre“. E aggiunge: “Ventisei parole sono semplici da leggere, ma sono abbastanza complesse da elaborare. Abbiamo fatto questa scelta perché innanzitutto è legata ai nostri anni giovanili in cui si attaccavano manifesti. Probabilmente, quando tra qualche generazione la mafia e il racket saranno sconfitti, faremo una lapide, perché una lapide si fa per una guerra sconfitta non per una guerra ancora in corso…”.