Iole Mancini, l’ultima testimone degli orrori nazisti di via Tasso è morta a 104 anni

È stata una partigiana attiva durante la Resistenza, operando come staffetta a Roma. Dopo la guerra ha raccontato più volte la sua storia

La partigiana Iole Mancini
La partigiana Iole Mancini | ANSA/FABIO FRUSTACI – Newsby.it

Il mondo ha perso una delle sue ultime testimoni degli orrori della Seconda Guerra Mondiale e della Resistenza italiana: Iole Mancini, che ha vissuto fino all’età di 104 anni. La sua scomparsa è stata annunciata dall’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (ANPI) con un toccante messaggio su Facebook: “Ciao Iole, ci mancherai da morire”. Questo saluto, semplice ma carico di significato, racchiude l’immenso vuoto che lascia la figura di una donna che ha dedicato la sua vita a preservare la memoria e i valori della libertà e della giustizia.

La vita di Iole Mancini: una partigiana coraggiosa

Nata a Nemi il 19 febbraio 1920, Iole Mancini è stata una partigiana attiva durante la Resistenza, operando come staffetta a Roma. In un periodo buio della storia italiana, ha avuto il coraggio di affrontare il regime fascista e le forze di occupazione naziste. La sua vita è stata intrecciata con quella del marito, Ernesto Borghesi, anch’egli partigiano dei Gruppi di Azione Patriottica (GAP) nella Roma occupata. La loro storia è stata raccontata nel libro “Un amore partigiano”, dove Iole ha condiviso le sue esperienze e l’importanza della lotta per la libertà.

Le partigiane Luciana Romoli (S) e Iole Mancini (D)
Le partigiane Luciana Romoli (S) e Iole Mancini (D) | ANSA/ETTORE FERRARI – Newsby.it

Ernesto Borghesi, che ricevette la Medaglia d’Argento al Valor Militare, partecipò a significative azioni di resistenza, tra cui l’attacco di Via Rasella e il fallito attentato a Vittorio Mussolini. Queste azioni rappresentano non solo il coraggio individuale, ma anche la determinazione di un intero movimento che si opponeva alla brutalità del regime fascista. La loro vita insieme è stata segnata non solo dall’amore, ma anche dalla lotta contro un regime oppressivo e dalla ricerca della libertà.

La drammatica esperienza di Iole Mancini

La storia di Iole Mancini prende una piega drammatica nei giorni che precedono la liberazione di Roma. Arrestata dalle SS, subì interrogatori e torture, con l’intento di estorcerle informazioni sul luogo di nascondiglio del fidanzato. Nonostante le atrocità subite, Iole mantenne il silenzio, dimostrando un incredibile coraggio e determinazione. Le torture inflitte da Kappler, il famigerato comandante delle SS, non riuscirono a piegarla. Questo episodio è emblematico del sacrificio e della resilienza delle donne e degli uomini che hanno combattuto per la libertà durante la guerra.

La sorte di Iole si intreccia tragicamente con quella degli altri prigionieri. Quando i tedeschi, in fuga per l’arrivo degli alleati, caricarono i prigionieri su tre camion, un guasto tecnico fece sì che il camion su cui si trovava Iole non partisse. Gli altri due camion, purtroppo, furono destinati a un tragico destino: i prigionieri vennero trucidati a La Storta. Questo evento non solo segnò la vita di Iole, ma divenne anche un simbolo dell’ingiustizia e della brutalità della guerra.

L’eredità di Iole Mancini

Negli anni successivi, Iole Mancini non ha mai smesso di portare avanti la sua testimonianza. Ha incontrato decine di classi scolastiche, partecipando attivamente a iniziative promosse dall’ANPI. La sua voce, sempre lucida e appassionata, ha richiamato le nuove generazioni ai valori fondamentali della Resistenza: libertà, giustizia e rispetto dei diritti umani. Le sue parole hanno rappresentato un appello a non dimenticare il passato e a lottare per un futuro migliore.

Nel 2022, Iole Mancini è stata ricevuta dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, un riconoscimento del suo straordinario contributo alla memoria storica del nostro paese. Durante le celebrazioni del 25 aprile, ha affermato: “Oggi i giovani forse non si rendono conto che vivono in un Paese libero”. Le sue parole risuonano come un monito, invitando le nuove generazioni a apprezzare la libertà conquistata con sacrifici e a continuare a lottare per i diritti e la dignità di tutti.

Iole si è congedata dal pubblico intonando “Bella Ciao”, un canto che è diventato un simbolo della Resistenza e della lotta per la libertà. La sua voce, sebbene flebile, portava con sé il peso di una storia intrisa di sofferenza ma anche di speranza. La commozione dei presenti ha testimoniato l’impatto che la sua vita e le sue esperienze hanno avuto su tutti coloro che hanno avuto il privilegio di ascoltarla.

Un faro di speranza e resilienza

Con la sua scomparsa, il mondo perde non solo una testimone diretta degli eventi drammatici di quel periodo, ma anche un faro di speranza e resilienza. La sua vita rimarrà un esempio per tutti noi, un richiamo alla memoria e alla necessità di difendere i valori di libertà e giustizia. In un’epoca in cui la storia può sembrare distante, la figura di Iole Mancini ci ricorda l’importanza di non dimenticare, di imparare dal passato e di impegnarci per un futuro migliore.

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