Continua ad essere sotto l’occhio del ciclone Roberto Vannacci, prima per le spese di quando era addetto militare a Mosca, ora arrivano nuove accuse nei suoi confronti legate al libro che lo ha reso celebre in tutta Italia: “Il mondo al contrario”. La Procura di Roma lo ha infatti iscritto nel registro degli indagati per l’accusa di istigazione all’odio razziale. Indagine avviata a seguito delle denunce depositate nei mesi scorsi da diverse associazioni. La Procura ha posto sotto la lente di ingrandimento diverse frasi del libro venduto nel in circa 200mila copie.
In particolare l’esposto riguarda alcuni passaggi del libro e in particolare quelli in cui Vannacci definisce non normali gli omosessuali o ancora quando cita un episodio vissuto a Parigi in cui fa riferimento a persone di colore. “Ho scritto un libro nel quale ho manifestato delle opinioni: forse per qualcuno criticabili, ma rimangono tali. Credo che nel 2023 le opinioni si combattono sul piano delle argomentazioni e non con la censura o nei tribunali”, ha commentato il militare.
La difesa dei legali
In difesa di Vannacci sono intervenuti i suoi avvocati. Così Giorgio Carta: “L’unica istigazione fatta è alla riflessione e alla lettura. Nessuna istigazione all’odio. Anche Galileo Galilei è stato processato per le sue idee ma 300 anni dopo è stato ‘assolto’. Speriamo, per dati anagrafici, di risolvere prima questa vicenda prima”. Fa eco alle parole del collega anche Massimiliano Manzo: “Mai nel libro sostiene che una razza sia superiore a un’altra, ma semplicemente si limita a criticare un eccessivo multiculturalismo estremo che, come abbiamo visto, alcune volte può causare problematiche anche molto serie”.
Le altre accuse
Come si diceva Vannacci dovrà anche difendersi dalle accuse relative a presunte spese a Mosca, riguardanti e ‘indennità di servizio per i familiari percepite illecitamente (perché moglie e figlie non sarebbero stati in Russia nel periodo considerato), una spesa di 9mila euro legata all’auto di servizio che non sarebbe stata autorizzata, rimborsi per l’organizzazione di eventi e cene che in realtà non si sarebbero svolti.
L’indagine attuale, così come il recente fascicolo per istigazione all’odio razziale, non sembra ostacolare la sua candidatura alle prossime elezioni europee con la Lega. Il partito, che già due giorni fa aveva sostenuto il generale, resta compatto e si esprime chiaramente, considerando le indagini come un riconoscimento della propria condotta.
In cosa consiste il reato di incitamento all’odio razziale
In Italia, l’incitamento all’odio razziale è regolamentato principalmente dalla legge Mancino, ufficialmente nota come Legge 20 giugno 1993, n. 205, dal nome del suo promotore. Questa legge ha modificato il Codice penale italiano introducendo disposizioni specifiche per contrastare il razzismo, la xenofobia e ogni forma di discriminazione.
La legge Mancino rende punibili le condotte che promuovono o istigano alla discriminazione, all’odio o alla violenza per motivi di razza, etnia, nazionalità o religione. In particolare, stabilisce che sia reato diffondere ideologie basate sull’odio razziale attraverso manifestazioni, riunioni o mezzi di comunicazione, compresa l’incitazione all’odio tramite discorsi, scritti, immagini o gesti. Le pene previste per chi commette reati di incitamento all’odio razziale possono essere aumentate se le condotte sono compiute pubblicamente, attraverso i media o se coinvolgono l’uso di mezzi informatici o telematici.