I Co-Vip: chi abbiamo imparato a conoscere con il Coronavirus

Di Vip avrebbe dovuto esserci solamente il Grande Fratello, che proprio in questi giorni viaggia verso la conclusione di un’edizione a suo modo storica, con gli inquilini della casa tagliati, sì, fuori dalla vita reale, ma in questo modo e per loro fortuna anche dallo tsunami Coronavirus.

Se proprio di Vip si doveva parlare, poi, la carrellata di personaggi noti, influencer, opinionisti non sarebbe sicuramente mancata, in quel Circus radiotelevisivo all’italiana da sempre foriero di “very important person”, veri (pochi) o presunti (molti).

Non è più così, e non lo è da qualche settimana ormai.

I Co-Vip: i volti nuovi della televisione nell’era del Coronavirus

Il Coronavirus ha portato alla ribalta virologi, epidemiologi, primari, capi della Protezione Civile, referenti degli istituti più importanti del Paese in materia di sanità e, strano ma vero, anche politici fino a ieri sconosciuti o quasi e che ora imperversano nei programmi di approfondimento una volta riservati alla tribuna politica.

Nella speranza di ricondurli presto nel dimenticatoio della cronaca d’attualità, vediamo quindi, con un approccio che si prefigge di essere ironico, chi abbiamo imparato a conoscere dal momento dello scoppio del Covid-19 nel nostro Paese fino a oggi.

 

Maria Rita Gismondo

E’ stata la prima esperta del settore a far discutere, e lo ha fatto con un post che ancora oggi l’opinione pubblica ricorda: “Una follia, si è scambiata un’infezione appena più seria di un’influenza per una pandemia letale”. Era il 23 febbraio, dopo i casi di Covid-19 registrati in una coppia cinese a Roma, la Lombardia conosceva da vicino il contagio e l’Ospedale Sacco, dove la dottoressa è direttore responsabile di Macrobiologia Clinica, Virologia e Diagnostica Bioemergenze, iniziava a essere preso d’assalto con test sui presunti casi.

Il post su Facebook di Maria Rita Gismondo
Il post su Facebook di Maria Rita Gismondo

La Gismondo è diventata suo malgrado la “provocatrice-zero” di un tam-tam mediatico che ancora oggi prosegue. La risposta piccata di Burioni, il soccorso in sua difesa della Capua, le paginate di giornali e tutto quanto ne è conseguito, fa della Gismondo il primo “Co-Vip” d’Italia.
Un po’ nell’ombra quanto a ospitate televisive rispetto ai suoi colleghi, ha però accettato le lusinghe di Marco Travaglio sulle pagine del “Fatto Quotidiano”. MICCIA

Roberto Burioni

Lui sulle dinamiche mediatiche era già particolarmente avvezzo. E’ stato, infatti, il primo virologo a comprendere la potenza dei social facendo di Twitter l’avamposto contro il “trending topic” No-Vax, con risultati sbalorditivi. Entrato nell’immaginario dell’opinione pubblica grazie a un certo feeling con Matte Renzi e a una precoce predisposizione alle ospitate televisive, Burioni ha sfruttato tutto il suo peso per un intervento in scivolata sulla malcapitata Gismondo, degno del miglior Edgar Davids dei tempi juventini, non a caso soprannominato “Pitbull”: “Attenzione a chi dice scemenze” il monito di Burioni nel day-after del post della collega. Seguiranno scuse commoventi, ma anche diffide velenose, come quella fatta pervenire alla bistrattata dottoressa del Sacco a metà marzo dal Pts, il “Patto trasversale per la scienza”, l’associazione di cui Burioni è perno indiscusso. Particolari polemiche ha poi destato il libro, prevedibilissimo, lanciato proprio dal nostro in pieno allarme Coronavirus e dal titolo inequivocabile: “VIRUS – La grande sfida”. INGORDO

Il libro di Roberto Burioni
Il libro di Roberto Burioni

Ilaria Capua

Ilaria Capua su Twitter
Ilaria Capua su Twitter

Già una che su Twitter si descrive come una “fake news survivor” merita attenzione, che è poi quella che la virologa italiana espatriata in Florida, dove dirige un laboratorio d’eccellenza su virus influenzali e non solo, ha da subito ottenuto all’inizio dell’era Covid-19. Col suo modo dolce, frutto della sua educazione, certo, ma anche di un’esperienza politica (con Scelta Civica) che le ha evidentemente insegnato l’arte del colpo al cerchio e uno alla botte, la Capua si è intromessa a suo modo nella querelle Gismondo-Burioni prendendo le parti della virologa del Sacco senza però reagire a muso troppo duro innanzi alla figura molto più pop del collega; insomma, nessuna diffida per lei e una popolarità crescente dopo anni di immotivata disistima all’italiana. La Capua, infatti, è nota per aver rivoluzionato le dinamiche cristallizzate del mondo scientifico, quelle che volevano i dati di ricerca protetti dalla privacy lobbistica più classica: sequenza del genoma della Sars improvvisamente spammato in ogni dove ed ecco che nel 2006 la nostra si trasforma nella Giovanna D’Arco della scienza mondiale lasciando OMS, FAO e media internazionali in brodo di giuggiole.
Personaggio, dunque, finemente scomodo, partecipa a praticamente tutti i programmi televisivi che la contattano: da Uno Mattina a Linea Notte. Se volete fare una diretta sul vostro account Facebook che non visualizzerà nessuno, non temete, lei in collegamento ci sarà. ACQUA CHETA

Massimo Galli

Massimo Galli
Massimo Galli, primario al Sacco di Milano

E’ un po’ la “seconda carta” che l’Ospedale Sacco di Milano si è giocato dopo l’uscita probabilmente intempestiva della Gismondo. Galli, milanese doc, luminare di infettivologia e primario proprio nel nosocomio meneghino, in realtà non è che abbia esordito al meglio: Striscia la Notizia, infatti, ha di recente spulciato una sua intervista di inizio febbraio dove, anch’egli, minimizzava sul sopraggiungere del Coronavirus in Italia. Ravvedutosi, l’infettivologo ha iniziato un intenso percorso di apparizioni televisive, in particolar modo da Myrta Merlino e sui programmi Mediaset, al fine di appianare le asperità emerse da decreti e ordinanze e invitare la popolazione alla prudenza e al rispetto delle regole, a volte con toni più marcati e altre indossando, dal suo studio, cuffie auricolari che nemmeno i call center degli anni ’80.
I dietrologi vedono nel suo spendersi mediaticamente una sottile ambizione politica in vista delle amministrative di Milano 2021. GHE PENSI MI

Fabrizio Pregliasco

Direttore sanitario al Galeazzi di Milano, Pregliasco non era nuovo alla ribalta televisiva. Nell’epopea dei vaccini antinfluenzali, infatti, l’occhiale dalla montatura nera spessa un po’ da primo della classse del virologo milanese ha fatto capolino sovente sui teleschermi italiani. Bravo nel rendere semplici argomenti di natura complessa, è il primo ad aver reagito a muso duro alle millanterie di Vittorio Sgarbi, accusandolo senza mezzi termini di essere fautore di messaggi pericolosi in quel di Non è l’Arena. Da non dimenticare l’ammissione di colpa su qualche pecca insita nel sistema lombardo, allo stesso modo dell’inaccettabilità del paragone Lombardia-Veneto. Rete4 e Canale5 sono la sua casa, ma le incursioni su La7 fanno di lui un compagno d’avventura ormai vicino a tutti noi. SECCHIONE

Fabrizio Pregliasco, dalla sua pagina Facebook
Fabrizio Pregliasco, dalla sua pagina Facebook

Angelo Borrelli

Quando le tragedie chiamano, il Capo della Protezione Civile risponde. E’ un po’ questo l’infausto compito del numero uno del dipartimento cui fa capo la Presidenza del Consiglio. Accadde così per il terremoto de L’Aquila, che pose alla ribalta Guido Bertolaso, accade oggi per Angelo Borrelli in materia Coronavirus.
Partito forte, il funzionario di Latina si è perso nell’epopea delle conferenze stampa e nella confusione generata dai decreti che, lui in primis, non ha di certo brillato nell’impegno teso al chiarimento.
Diciamoci la verità: il triste bollettino dei decessi e dei contagi, sciorinato con tono laconico, quasi lagnoso, da parte di Borrelli, è appuntamento cui mano a mano gli italiani stanno rinunciando, oltre ad essere la mazzata definitiva allo stato di depressione che verso quell’ora, dopo una giornata da reclusi, tocca livelli massimi, altro che plateau.
Se l’attendibilità dei dati vacilla, è peraltro a causa proprio di Borrelli, il quale qualche settimana fa, con la nonchalance del bianchino al bar del paesello, ha effettivamente affermato che i contagi potrebbero essere molti (molti!) di più di quelli registrati dal suo dipartimento, generando un inevitabile dilemma: “E allora di che parliamo?”.
Lodevole nel fair play nei confronti del suo mentore, Bertolaso, quando questi, trombato da Conte&C. per il ruolo di commissario all’emergenza, si è rifugiato in Lombardia (e Marche), non lo è stato altrettanto nel deridere il provvedimento di Fontana che a Milano aveva appena diramato l’obbligo della mascherina: “Io non la metto”. CHE JE VOI DI’

Angelo Borrelli
Angelo Borrelli

Franco Locatelli

La sua parlata è per distacco la più antipatica tra tutti coloro che si sono alternati nelle innumerevoli conferenze stampa da febbraio a oggi. Quando il presidente del Consiglio Superiore di Sanità prende la parola sembra sempre stia parlando alle spalle di qualcuno senza possibilità di aprire i denti o muovere le labbra, come se le vocali fossero vietate: “Nn dt a nssuno qll k st pr drv…”.

Franco Locatelli
Franco Locatelli

Eppure siamo tutti un po’ aggrappati proprio a ciò che lui rivela, e a dirla tutta lo fa anche con professionalità e precisione. Così come evitava facili entusiasmi innanzi a qualche timido calo dei dati, così ora si rivela il primo “tecnico” a guidarci verso una familiarizzazione comunicativa riguardo a una “Fase2” che noi tutti auspichiamo arrivi presto. SPERANZA (non Roberto)

Silvio Brusaferro

Il piglio è quello del friulano concreto, che accanto a Borrelli funge un po’ da sparring-partner. Il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, ossia quell’organismo che sta indicando la strada al governo sin dall’inizio della diffusione dell’epidemia, si è fatto anch’egli conoscere per le apparizioni nella conferenza stampa di fine giornata, in cui dati e decessi hanno affossato tutto l’entusiasmo da flash mob da cortile con cui gli italiani avevano affrontato l’avvento del Covid-19. Sarà per questa escalation di insofferenza nei confronti della tiritera serale che lo stesso Brusaferro, ben presente nei salotti di Gruber e Vespa, si è un po’ ritirato nelle sue stanze, dove il conteggio del contagio – triste tetris linguistico – ha assunto interrogativi pesanti in assenza di test globali. PALLOTTOLIERE

Silvio Brusaferro
Silvio Brusaferro

Giulio Gallera

Nemmeno in Lombardia, almeno al di fuori della Circonvallazione milanese, sapevano chi fosse questo assessore tutto pragmatismo e sport. Berlusconiano della prima ora, cresciuto nell’intramontabile tepore ciellino, Gallera ha fatto della vocazione politica una missione, arrivando all’Assessorato della Sanità lombarda partendo da lontano. E’ il “cocchino” di qualsiasi conduttore televisivo. Lombardia nel caos? Gallera ti risponde. Giornata funesta nelle città lombarde? Gallera si collega. Attacco dal governo? Gallera c’è via Skype. Noi stessi lo abbiamo chiamato a mezzanotte il giorno della polemica sulle mascherine inviate da Roma e…? Gallera ci ha risposto.

Giulio Gallera con indosso una mascherina
Giulio Gallera con indosso una mascherina

Non contento, ha istituito un bollettino pomeridiano giornaliero quasi a voler spoilerare i dati nazionali del suo amico Borrelli: della serie #distantimauniti. Al netto delle toppe che ha cercato di mettere innanzi alle bucce di banana pestate dal suo governatore e delle staffe perse quando gli hanno recapitato le mascherine di Carnevale anziché quelle chirurgiche, il buon Giulio (nome, tu guarda, di origine romana) sino a oggi si è destreggiato non troppo male sull’orlo del burrone della bagarre politica. Da rivedere la scorrevolezza degli interventi in conferenza stampa, per la quale urge un alleato addetto alla comunicazione fra impappinamenti e fogli svolazzanti. ALFIERE

Pierpaolo Sileri

Pierpaolo Sileri
Pierpaolo Sileri

Ci è mancato, bisogna dirlo. Se a tratti ci si è chiesti chi fosse il ministro della Salute in Italia, con un Roberto Speranza, diciamo così, molto poco tipo “da copertina” e comprensibilmente impegnato in faccende da backstage, il medico pentastellato e viceministro Sileri ha animato il dibattito televisivo sin dai primi giorni, presenziando un po’ ovunque in una spontanea par-condicio televisiva. Anche perché quello sguardo un po’ malinconico, impreziosito da un taglio alla Happy Days, non poteva che creare empatia agli occhi terrorizzati degli italiani.
Si sa, però, chi scende in campo rischia di più, e il Covid se l’è preso pure lui, costretto a sedersi in panchina fino allo scampato pericolo. Un’assenza che gli ha evitato qualche botta e risposta polemico di troppo. Non è un caso che, tornato fra noi, in una delle ultime apparizioni da Formigli proprio Sileri abbia spiazzato tutti quando, in collegamento simultaneo con Gallera, ha dispensato elogi e tanta, tanta comprensione per Regione Lombardia e i suoi amministratori. Un gesto di fair-play tutt’altro che di poco conto in un momento in cui la tensione si taglia col grissino. PACIERE

 

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