A poche ore dall’entrata in vigore del green pass obbligatorio la situazione nelle aree portuali continua a registrare momenti di tensione. Cortei e manifestazioni hanno preso luogo nelle principali città portuali, Trieste e Genova su tutti, città che da giorni sono teatro di accese proteste contro la misura che scatterà il prossimo 15 ottobre.
Lunedì sono stati più di quindicimila i partecipanti al corteo no green pass di Trieste, il quarto da settembre. A Trieste, come anche in altri porti, è alta la quota di lavoratori sprovvista di Green Pass, il 40% secondo il Coordinamento lavoratori portuali Trieste. Il presidente dell’Autorità portuale del mare Adriatico Orientale, Zeno D’Agostino, avrebbe minacciato di dimettersi se non si troverà un accordo dopo l’ennesima minaccia dei portuali di bloccare lo scalo a partire dal 15 ottobre, quando scatterà l’obbligatorietà del Green pass.
Proprio per scongiurare il rischio di compromettere l’operatività dei porti, si raccomanda alle imprese del settore di “mettere a disposizione test molecolari rapidi e gratuiti” a chi sprovvisto di green pass. E’ quanto indica una circolare inviata a tutti i prefetti dal capo di Gabinetto del ministero dell’Interno Bruno Frattasi. In una circolare successiva è stato poi precisato che gli operatori economici “potranno valutare, nella piena autonomia, ogni possibile modalità organizzativa ai fini dell’acquisizione del green pass da parte dei dipendenti sprovvisti“.
La circolare arriva a seguito di una riunione convocata dalla presidenza del Consiglio, nel corso della quale è stata riconosciuta l’esigenza di procedere con un “monitoraggio immediato dei dipendenti sprovvisti”. Questo al fine di scongiurare quella che potrebbe diventare una grave compromissione dell’operatività degli scali.
La proposta del governo ha però sollevato diverse critiche. I maggiori timori riguardano la possibilità di generare confusione nel settore portuale, proprio alla vigilia dell’entrata in vigore dell’obbligo di Green Pass. Inoltre si sottolinea una forte contraddizione rispetto alle norme vigenti in altri settori, rischiando di creare un precedente pericoloso.
La crisi delle catene di approvvigionamento non è un timore solo italiano. Dalla mancanza di camionisti in Gran Bretagna, alla crisi energetica in Cina, le catene di approvvigionamento sono sottoposte a uno stress estremo. Questo, oltre a rallentare la ripresa economica globale, sta portando a un aumento dei prezzi. Sfortunatamente, Moody’s Analytics ha avvertito che la situazione peggiorerà prima di migliorare. Controlli alle frontiere, restrizioni e mancanza di pass vaccinale stanno creando la “tempesta perfetta” che andrà ad ostacolare la produzione globale.
Più ottimista è invece il parere di JPMorgan. Il CEO Jamie Dimon ha infatti dichiarato che i problemi agli approvvigionamenti finiranno presto e che per il prossimo anno non dovrebbero esserci intoppi.
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