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In Italia dal 6 agosto Green pass obbligatorio per bar e ristoranti con posti a sedere al chiuso. Ma ci sono ancora poche informazioni e tanti dubbi su come gestire le nuovi disposizioni. Che riguardano soprattutto i responsabili dei locali.
“Non siamo controllori“, affermano alcuni ristoratori in centro a Roma. Intanto c’è chi ha già scaricato l’app per scannerizzare il codice allegato al Green pass di chi vorrà consumare un pasto o bere un drink all’interno del locale. “Adesso fa caldo e in molti hanno ancora paura di sedersi all’interno – spiegano –. Il problema ci sarà quando inizierà a fare freddo o ci sarà la pioggia“.
“Ci già siamo organizzati per controllare le persone con la app VerificaC19. Però, certo, non sono un poliziotto. E chissà quante persone mi diranno di farmi gli affari miei“, afferma il titolare di un ristorante della Capitale. Che già anticipa che opererà dei distinguo: “Però lo devo chiedere, a chi pranza e sosta qui all’interno posso chiedere il Green pass. A chi è solo di passaggio non chiedo niente. A chi mangia fuori, la stessa cosa. E si rifiuta di esporre il documento non posso fare niente“.
Un suo collega, invece, la prende con filosofia: “I posti all’interno sono sacrificati da un anno. Lo sono da quando hanno detto che i ristoranti potevano ricevere clientela solo all’aperto. Da quel momento, l’interno è diventato quasi nullo. Per cui anche con qualche goccia di pioggia la gente diffida molto a mettersi dentro. Anche quando il distanziamento è garantito. La paura c’è comunque. E il Green pass sarà solo un peggioramento sui posti a sedere dentro“.
I ristoratori stanno però già abituandosi a chiedere ai clienti se siano vaccinati o meno, prima ancora dell’obbligo di Green pass: “Sì, lo stiamo domandando. Noi dello staff siamo tutti già vaccinati, almeno con una dose. I clienti però sono spesso diffidenti“. “Noi stiamo già chiedendo ai nostri clienti che entrano all’interno se sono vaccinati – conferma un altro ristoratore di Roma –. Chi lo è, lo facciamo entrare. Chi non lo è, lo facciamo accomodare fuori. Magari offrendo un prosecchino durante l’attesa. Ma il problema resta, perché se devono andare al bagno quello è all’interno. I disagi ci sono, ma cerchiamo di andare avanti“.
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