Green pass, Di Perri: “Evitiamo Italia colorata a macchia di leopardo”

[scJWP IdVideo=”UvF8YYck-Waf8YzTy”]

“Più che colori per le Regioni preparerei un piano scuola, visto che c’è il tempo per farlo, e inserirei il green pass per i luoghi al chiuso, perché se non facciamo così alla prima epidemia in un ristorante, o nelle palestre e nelle piscine, li richiuderanno tutti”. Così Giovanni Di Perri, virologo dell’Amedeo di Savoia di Torino, sull’ipotesi dell’obbligo di green pass per accedere ai servizi.

Di Perri: “Il green pass è necessario per i servizi”

“In una fase del genere – aggiunge – non siamo ancora sicuri di affrontare le nuove infezioni senza i numeri del passato. Se chi entra presenta un attestato, secondo me tutto andrà avanti senza tornare a chiusure e il Paese coi colori a macchia di leopardo. Il problema non è se è un limite alla libertà individuale o no, il problema è se è necessario. E in questa fase lo è”.

Per Di Perri questa è la “una prova generale, che avrei preferito fare con più persone vaccinate, di quello che sarà il nostro modo di convivere con il virus. Un virus che non riusciremo a non far circolare, perché è molto contagioso, soprattutto nelle ultime varianti, ma che troverà delle persone che non riuscirà a far ammalare in quella misura che ha messo in difficoltà gli ospedali durante la prima e la seconda ondata”.

“Basta sacrifici di divisioni di chirurgia e medicina”

“Chiaro è che a questo punto l’equazione è a tre fattori – conclude Di Perri -. Si contagiano soprattutto i non vaccinati, i non vaccinati sono soprattutto giovani e i giovani non si ammalano quasi mai. Per questo si tratta di numeri molto bassi, che il sistema potrà affrontare senza sacrificare tutte quelle divisioni di chirurgia e medicina sacrificate nelle prime ondate”.

Gestione cookie