La guerra in Ucraina sta provocando una pesante crisi alimentare: quella del grano. L’ultimo dato preoccupante è quello relativo arrivato il 16 maggio: il grano duro ha fatto registrare un aumento del prezzo del 4,6%. In netto rialzo anche il grano tenero, in crescita del 5,48%. Dopo la decisone dell’India di vietare, con effetto immediato, tutte le esportazioni di frumento, i timori in Europa crescono. Che cosa comportano questi rialzi? E quali sono gli scenari futuri?
Da cosa è stata dettata la scelta dell’India di vietare le esportazioni del grano
L’India è il secondo produttore di grano al mondo dopo la Cina. Con la sua decisione di vietare le esportazioni punta a proteggere la sicurezza alimentare nazionale. La scelta ha però fatto scattare l’allarme rosso in tutto i Paesi occidentali. Data la situazione in Ucraina, infatti, si rischia di dover fare i conti con una crisi alimentare senza precedenti. Del resto, c’è stato un crollo delle esportazioni dalla regione del Mar Nero in seguito all’invasione russa dell’Ucraina alla fine di febbraio. La scelta di Nuova Delhi non fa altro che aggravare la situazione da questo punto di vista.
Il Paese si trova in grandi difficoltà a causa dell’anomala ondata di caldo che lo ha colpito. Le dimensioni del raccolto potrebbero essere quindi molto inferiori al previsto, forse al di sotto di 100 milioni di tonnellate. In ogni caso, l’India ha comunque assicurato che consentirà ancora l’export per lettere di credito che sono già state emesse e su richiesta dei Paesi che stanno cercando di “soddisfare le proprie esigenze di sicurezza alimentare”. La decisione potrebbe portare i prezzi globali a nuovi picchi e colpire i consumatori poveri in Asia e Africa.
Gli scenari sull’Italia
L’impatto della guerra si vede nel piatto. Vola il prezzo del riso a livello internazionale, facendo registrare un balzo del 21% nell’ultimo anno, secondo un’analisi della Coldiretti sulla base dei dati della borsa di Chicago (Cbot). Corrono i prezzi anche di altri prodotti alimentari mondiali che, nonostante la piccola tregua concessa nel mese di aprile, mettono a segno il 29,8% in più rispetto ad aprile 2021. A tirare la volata sono i cereali con listini aumentati del 34% sullo stesso mese del 2021, seguiti dai prodotti lattiero caseari del 24%, zucchero del 22%, carne del 17% dei grassi vegetali del 46%.
Tornano al grano, ci sono 25 milioni di tonnellate di grano bloccate nei silos dell’Ucraina. Secondo Confagricoltura, inoltre, sono 50 i Paesi che dipendono dall’importazione di grano da Russia e Ucraina, tra cui Eritrea, Somalia, Madagascar, Tanzania e Congo, e 53 Paesi vivono una situazione di crisi alimentare in Africa, e Siria, Palestina e Iraq.
Ma l’Italia, in tutto questo, come è messa? Le nostre importazioni di grano dipendono solo per il 5% da Russia e Ucraina. Questo ci dicono dati Istat diffusi da Cai, Consorzi Agrari d’Italia. Il ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli, ha annunciato al G7 un contributo di 5 milioni di euro dal Mipaaf alla Fao per la realizzazione di progetti inseriti nella Food Coalition: 2 milioni di euro per il settore agricolo in Ucraina e 3 milioni per finanziare iniziative a supporto dei sistemi agricoli e alimentari colpiti dalla crisi pandemica.