Matteo Messina Denaro è morto. Il boss si è spento all’età di 62 anni ieri, domenica 24 settembre, nel reparto detenuti dell’ospedale dell’Aquila, in Abruzzo. Da tempo stava facendo i conti con un cancro al colon che non gli ha lasciato scampo. Fin dal giorno dell’arresto, avvenuto il 16 gennaio, era stato seguito dall’equipe dell’Oncologia dell’ospedale aquilano e curato in cella. Un mese fa, dopo due interventi, la situazione era precipitata e ne era stato disposto il ricovero nel reparto detenuti del nosocomio. Negli ultimi giorni con l’ulteriore peggioramento delle condizioni il capomafia è stato prima sottoposto alla terapia del dolore, poi sedato. Ad assisterlo nelle ultime ore è stata Lorenza Alagna, la figlia avuta durante la latitanza, a cui è riuscito in questi mesi a dare il suo cognome. Negli ultimi giorni della malattia le visite erano, comunque, state sospese.
Matteo Messina Denaro in carcere non ha mai collaborato
Con la morte, si chiude una lunga storia criminale. Messina Denaro, nato il 26 aprile del 1962, si era reso irreperibile subito dopo la cattura di Totò Riina, avvenuta il 15 gennaio 1993. Da allora aveva fatto perdere le sue tracce, dando il via ad una latitanza durata trent’anni. Una latitanza che si era chiusa con l’arresto del 16 gennaio 2023, avvenuto alla Clinica Maddalena di Palermo, dove il boss si recava per farsi curare il cancro sotto falso nome. “Non voglio fare il superuomo e nemmeno l’arrogante, voi mi avete preso per la mia malattia“, aveva in seguito detto durante un interrogatorio.
Durante il periodo di detenzione, compatibilmente con la malattia, Messina Denaro è stato più volte interrogato. Durante questi interrogatori il boss ha più volte ribadito che non avrebbe mai collaborato con la giustizia e non ha fornito nessun tipo di informazione. Il boss, autorizzato a incontrare i familiari stretti e il suo avvocato, la nipote Lorenza Guttadauro, non ha però mai potuto vedere la sorella, Rosalia Messina Denaro, il suo alter ego, arrestata nei mesi scorsi per mafia. Al di là della famiglia, Messina Denaro non ha avuto alcun contatto con gli altri detenuti. Ha trascorso in solitudine, come previsto dal regime carcerario a cui era sottoposto, l’ora d’aria, ma anche quella di socialità. Non è stato, infatti, individuato per tempo quale detenuto avrebbe dovuto condividere con lui quel momento.
Tutti i nodi mai sciolti
Se la morta ha chiuso, come dicevamo, una lunga storia criminale, non ha, invece, permesso di sciogliere molti nodi. Sono note le sue azioni criminali, fatte di omicidi, attentati, stragi tentate o riuscite e molto altro. Sono, di contro, molti i misteri che Messina Denaro si è portato nella tomba. Dai rapporti con la massoneria, le piste estere (dalla Spagna a Dubai), da chi lo ha aiutato in questi trent’anni di latitanza, a chi ha coperto le sue tracce, ma anche dubbi se realmente sia stato l’erede di Riina e Provenzano.
Nel frattempo, un pizzino ha rivelato le ultime volontà del boss: “Rifiuto ogni celebrazione religiosa perché fatta di uomini immondi che vivono nell’odio e nel peccato. Non sono coloro che si proclamano i soldati di Dio a poter decidere e giustiziare il mio corpo esanime, non saranno questi a rifiutare le mie esequie“. Il boss sarà seppellito a Castelvetrano, accanto al padre.