Un momento storico, e dalla forza simbolica dirompente. È quello che si è consumato a Trieste, davanti alla foiba di Basovizza. Qui si sono ritrovati Sergio Mattarella e Borut Pahor, rispettivamente presidente della Repubblica dell’Italia e della Slovenia. Che, in totale silenzio e tenendosi per mano, hanno voluto ricordare i duemila nostri connazionali uccisi dai partigiani jugoslavi nel 1945.
Italia e Slovenia: una stretta di mano storica
Mattarella e Pahor hanno deposto una corona di fiori sul luogo del terribile massacro. L’immagine che però sarà consegnata alla storia è quella dei due presidenti davanti alla foiba in silenzio, a capo chino e con le mani giunte in un gesto di pace tra due popoli che settant’anni dopo ancora sono divisi da una ferita lacerante e mai del tutto suturata.
Ci sono anche due altri aspetti da sottolineare, il primo legato alla storia di questo bellissimo e sfregiato angolo di mondo, il secondo perfettamente calato nella nostra contemporaneità. Pahor infatti è il primo presidente di una Repubblica dell’ex Jugoslavia a visitare in maniera ufficiale la foiba di Basovizza. In più la sua con Mattarella è la prima stretta di mano pubblica avvenuta da quando è stato istituito il lockdown.
La foiba di Basovizza e il monumento ai Caduti sloveni
Mattarella e Pahor hanno quindi ripetuto il gesto anche davanti al monumento ai Caduti sloveni. Quest’ultimo è un cippo eretto in memoria di Ferdo Bidovec, Fran Marusic, Zvonimir Milos e Alojz Valencic, quattro antifascisti slavi che il 6 settembre 1930 furono fucilati dal regime dopo un attentato al giornale locale del fascismo. Qui Pahor ha chiesto la mano a Mattarella, restituendo il gesto che il presidente italiano aveva proposto alla foiba.
La foiba di Basovizza si trova sull’altopiano carsico, nei pressi di un pozzo minerario profondo circa 200 metri e che da oltre cent’anni è stato abbandonato. Dal 1980 è classificata come monumento di interesse nazionale. Nel 1991 venne visitata dal presidente Francesco Cossiga. Dal febbraio 2007 vi sorge il Sacrario della Foiba di Basovizza, con l’annesso Centro di Documentazione.