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A Firenze si è tenuta una conferenza regionale delle autorità di pubblica sicurezza a Palazzo Medici Riccardi. Durante la conferenza è intervenuto il prefetto di Firenze, Valerio Valenti: “Il dato saliente di questo protocollo è duplice, aver incluso anche le autorizzazioni in materia di rifiuti tra gli atti che vengono trasmessi alle Prefetture per la verifica delle eventuali infiltrazioni antimafia, dall’altra la costituzione di una banca dati attraverso la tessera sanitaria, nella quale confluiranno tutti i dati dei soggetti nel cantiere. L’infiltrazione mafiosa avviene nelle fasi successive degli appalti e subappalti“.
A Valenti ha fatto eco il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani: “E’ importante che oggi abbiamo firmato il protocollo di intesa sulle norme degli appalti e le forniture, che possono maggiormente incidere in contrasto delle infiltrazioni criminali“.
Presente anche il sindaco di Firenze, Dario Nardella: “Sulla criminalità organizzata non dobbiamo abbassare la guardia. I nostri territori sono ricchi e di grande richiamo per le mafie. Si sono radicate anche qui, per questo bisogna contrastarle“, le sue parole.
Valenti: “La Toscana si può dotare di un Cpr”
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Secondo il prefetto Valenti la Toscana si può dotare di un Cpr: “Noi abbiamo a Firenze un fenomeno legato a cittadini pakistani, che arrivano in maniera estemporanea probabilmente dalla rotta balcanica. Tutti gli immigrati vengono sistemati nei Cas. Questo fenomeno si sta rafforzando a Firenze, Prato e Siena. Sono impiegati in aziende anche cinesi come manodopera debole. Abbiamo difficoltà a sistemarli perché tutti gli altri posti sono occupati. Abbiamo parlato anche di Cpr, è emerso che la Toscana si doti di una struttura, che funga da deterrente per quegli extracomunitari che possono essere espulsi. Naturalmente dovrà essere una piccola struttura con meno di 50 posti“, ha aggiunto.
“Baby Gang? prima dell’azione di polizia, è necessario l’ascolto”
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Quindi, il prefetto di Firenze si è concentrato sul fenomeno della baby gang: “Spesso siamo in presenza di piccoli delinquenti che agiscono su coetanei, perlopiù con minacce senza atti criminali veri e propri. Il tema della devianza giovanile va attenzionato. Prima dell’azione di polizia, è necessario l’ascolto, di approccio con queste realtà. Non è facile, ma bisogna capire col contributo di tutti quale è la sensibilità nei confronti di questo fenomeno. Gli operatori di strada ascoltano il disagio vissuto sul territorio. Bisogna lavorare nelle scuole, nei territori“, ha concluso.