Fase 2 al ristorante e in spiaggia: arrivano le indicazioni da seguire

Scatta la “Fase 2” dell’emergenza Coronavirus anche in due settori cardine dell’economia italiana, come quelli della ristorazione e della balneazione. L’Inail, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità (Iss), ha infatti realizzato un documento tecnico in merito allo scopo di “garantire la ripresa delle attività, successiva alla fase di lockdown“.

Obiettivo dei documenti tecnici è quello di “fornire al decisore politico elementi di valutazione sulla possibile rimodulazione delle misure di contenimento” del Coronavirus. Il tutto, chiaramente, senza dimenticarsi “di tutelare la salute dei lavoratori e dell’utenza” nel corso della Fase 2.

Le pubblicazioni sono state approvate dal Comitato Tecnico Scientifico, che si è riunito il 10 maggio allo scopo di valutarne la praticabilità. E le raccomandazioni in vista della Fase 2 sono ora nero su bianco, in particolare riguardo al sempre delicato tema del distanziamento sociale.

La Fase 2 nella ristorazione

Nel settore della ristorazione, che in Italia conta circa 1,2 milioni di addetti, ad assumere un aspetto di grande complessità è la questione del distanziamento sociale. Durante il servizio, infatti, non è evidentemente possibile l’uso di mascherine da parte dei clienti“, si sottolinea nel documento. “Lo stazionamento protratto in caso di soggetti infetti da Sars-CoV-2 può contaminare superfici come stoviglie e posate. Un altro aspetto di rilievo è il ricambio di aria naturale e la ventilazione dei locali confinati, anche in relazione ai servizi igienici, che spesso sono privi di possibilità di aerazione naturale“.

Un aspetto da cui la Fase 2 non potrà prescindere. Per questo motivo si ribadisce lo “spazio di norma non inferiore a quattro metri quadrati per ciascun cliente, fatta salva la possibilità di adottare altre misure organizzative, come per esempio le barriere divisorie“.

In spiaggia in epoca di Coronavirus

Nel Documento relativo al settore della balneazione – spiega l’Inail –, viene indicata una strategia di gestione del rischio che tenga conto di vari aspetti“. Questi riguardano “il sistema integrato delle infrastrutture collegate con la meta di balneazione, gli stabilimenti e le spiagge libere. Determinare l’area utilizzabile dai bagnanti richiede inoltre valutazioni specifiche, perché le aree costiere sono molto differenti tra loro. Si ritiene quindi opportuna l’adozione da parte delle autorità locali di piani che permettano di prevenire l’affollamento delle spiagge, anche tramite l’utilizzo di tecnologie innovative“.

In altre parole, dopo la partenza della Fase 2, si dovrà superare il blocco delle spiagge, che per settimane non è stato aggirabile. Per evitare sovraffollamenti, però, potrebbero effettivamente sorgere installazioni che almeno in questi mesi cambieranno il volto delle nostre coste.

Vita da bagnanti in Fase 2

La Fase 2 in spiaggia, infine, avrà effetti sia sull’assegnazione dei posti in stabilimento che sulle attività dei bagnanti: “Per garantire il corretto distanziamento sociale in spiaggia, la distanza minima consigliata tra le file degli ombrelloni è pari a cinque metri e quella tra gli ombrelloni della stessa fila a quattro metri e mezzo. È opportuno anche privilegiare l’assegnazione dello stesso ombrellone ai medesimi occupanti che soggiornano per più giorni. In ogni caso è necessaria l’igienizzazione delle superfici prima dell’assegnazione della stessa attrezzatura a un altro utente, anche nel corso della stessa giornata“.

È da evitare, inoltre, la pratica di attività ludico-sportive che possono dar luogo ad assembramenti e giochi di gruppo“, spiega il documento. Aggiungendo che, “per lo stesso motivo, deve essere inibito l’utilizzo di piscine eventualmente presenti all’interno dello stabilimento“. Così sarà andare al mare nel corso della Fase 2.

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