Il distacco di un seracco sul ghiacciaio della Marmolada ha provocato fino ad ora sette vittime e otto feriti, due dei quali in maniera grave. Mancano all’appello della strage della Marmolada 13 persone, di cui tre straniere. Sollievo invece per cinque escursionisti, che si sono fatti vivi nella seconda giornata di ricerche. Un bilancio ancora parziale per quella che è già passata alla storia come la più grave tragedia della montagna italiana, e che fa paura agli stessi soccorritori, costretti a interrompere ieri per alcune ore le ricerche a causa del maltempo e indotti ad agire con estrema cautela su una superficie insidiosa e a rischio di ulteriori movimenti e di crolli.
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Le ricerche dei dispersi andranno avanti anche oggi, ma nessuno si fa illusioni. Da una parte c’è lo strazio di chi non ha più rivisto un figlio, un fratello, una sorella, una madre. Dall’altra l’impotenza dei soccorritori, che non possono scavare nel ghiaccio perché è diventato pericoloso e così duro che non si spacca nemmeno con il piccone. Si temono nuovi crolli e allora cercano i dispersi sorvolando i detriti con droni dotati di termocamere e alcuni elicotteri, fra cui quello della Guardia di finanza dotato del sistema “Imsi Catcher” che intercetta i segnali dei cellulari. E si fa strada il timore che alcuni di quei corpi non saranno ritrovati.
Marmolada, allerta per altri ghiacciai
Oltre al ghiacciaio della Marmolada, è allerta per il rischio di crolli da altri ghiacciai è scattata in Val Ferret. Il rischio riguarda il ghiacciaio di Planpincieux, sul versante italiano del massiccio del Monte Bianco, a causa del temporale previsto in serata. L’allerta è per una porzione di ghiacciaio da circa 400 mila metri cubi che si muove fino a un metro al giorno.
Toni Valeruz, 71 anni, campione di sci estremo, afferma duramente: “Piano piano con il tempo la Marmolada si è trasformata diventando una meta ambita non solo per gli alpinisti ma anche per gli imprenditori. L’ingordigia umana ha trasformato tutto. Impianti a non finire. È balenata persino l’idea di fare una funivia fino in vetta, a 3.343 metri, a Punta Penia, figuriamoci che sfregio incredibile alla montagna. La funivia si è fermata poco più sotto, a 3.265 metri”.