Covid, l’ultimo Dpcm potrebbe non bastare. Si pensa a nuove restrizioni

È ancora presto per valutare in modo esaustivo l’efficacia delle restrizioni introdotte con l’ultimo Dpcm, in vigore dal 6 marzo, ma la nuova impennata di casi sta spingendo gli esperti a prendere in considerazione delle nuove misure. In particolare si pensa a una zona rossa più larga, ritenuta necessaria per ridurre i contagi e arginare le varianti del coronavirus. Solo ieri, domenica 7 marzo, sono stati registrati 20mila nuovi casi in tutta Italia. Inoltre, il numero dei morti dall’inizio della pandemia è sempre più vicino a 100.000. Di fronte a questi numeri, le ultime indicazioni del Cts, fornite prima del varo del Dpcm, acquistano un peso maggiore. Secondo il comitato tecnico scientifico, per ridurre la curva dei contagi sarebbe necessario far scattare in automatico la zona rossa nelle aree dove si verificano 250 casi ogni 100mila abitanti. Inoltre, alla chiusura delle scuole andrebbero affiancate altre restrizioni.

Le regioni in zona rossa potrebbero aumentare

Le maggiori preoccupazioni sono legate alla variante inglese, che sembra destinata a spingere altre regioni verso la zona rossa, dove già si trovano la Campania, il Molise e la Basilicata. “Sulla base dei dati, mi aspetto che nelle prossime settimane l’impatto di questa variante possa far crescere la curva” ha spiegato Roberto Speranza, il ministro della Salute a Mezz’ora in più, su Rai 3. Questa risalita, per forza di cose, porterebbe un numero maggiore di regioni in zona rossa. “Mi aspetto che le ordinanze possano essere ancora di natura restrittiva”, ha aggiunto Speranza. “Le varianti del virus hanno prodotto una nuova fase di accelerazione dell’epidemia. Secondo una relazione dell’Iss, la variante inglese riesce a diffondersi con una maggiore velocità, tra il 35 e il 40% rispetto al ceppo originario. Almeno il 54% dei casi riscontrati in Italia è legato a questa variante”.

Speranza: “Servono restrizioni molto rigorose”

Secondo Speranza, per evitare un aumento delle vittime sarà necessario un nuovo “giro di vite”. “Con un aumento dei contagi, tenderà a salire anche la curva dei casi severi. Dobbiamo adottare misure molto rigorose. In Italia oggi abbiamo un’enorme differenziazione tra territori, giorno per giorno monitoriamo la curva e verifichiamo le misure più adeguate”, ha ribadito. Anche Luigi Di Maio, il ministro degli Affari Esteri, ha sottolineato la necessità di nuove misure. “Nelle ultime 24 ore in Italia abbiamo registrato oltre 20mila nuovi casi, con un tasso di positività che sale al 7,6%. Aumentano di nuovo i ricoverati in terapia intensiva e piangiamo complessivamente quasi 100mila vittime. Con questi numeri servono misure più rigide, come sta chiedendo anche il Cts”, ha spiegato.

Le ipotesi al vaglio

Pur escludendo un nuovo lockdown generalizzato, il governo sta valutando alcune restrizioni utili a ridurre gli assembramenti causati dalla movida. Tra le ipotesi al vaglio ci sarebbe anche quella di anticipare il coprifuoco. Inoltre, non sono da escludere ulteriori chiusure nei weekend. Per oggi, lunedì 8 marzo, è in programma una riunione straordinaria del premier con i ministri competenti, Roberto Speranza e Mariastella Gelmini, con Agostino Miozzo del Cts e con il commissario per l’emergenza, Francesco Paolo Figliuolo.

Locatelli: “Necessario rispettare il distanziamento sociale”

A “Che tempo che fa”, Franco Locatelli, il presidente del Consiglio superiore di sanità, ha sottolineato che in questa fase della pandemia tutti devono dare la priorità a dei comportamenti individuali responsabili e al rispetto del distanziamento sociale. “È chiaro che il problema non è solo limitato all’emergenza sanitaria, ma si estende anche alla crisi economica e sociale, che non va dimenticata. La priorità però resta la salute”.

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