La notizia dell’avviso di chiusura indagini sul Piano pandemico nazionale non aggiornato e sulla mancata zona rossa nella Bergamasca “è già una pietra miliare, perché da tre anni chiediamo di avere le risposte a delle domande“, afferma l’avvocata Consuelo Locati, che guida il pool legale dall’Associazione ‘Sereni e Sempre Uniti’ dei familiari delle vittime del Covid-19. “La procura di Bergamo è stata l’unica istituzione che ha ridato dignità ai nostri cari a cui era stata tolta anche la dignità della sepoltura – aggiunge -. Ha dato un segnale fortissimo di rispetto verso i familiari, diversamente da quanto hanno fatto tutte le altre istituzioni che non solo hanno tentato di silenziare le voci dei familiari, ma hanno anche tentato di riscrivere una storia“. “Sono tre anni che aspettiamo questo momento e questa notizia ci dà grande soddisfazione, soprattutto per i nomi noti” degli indagati, commenta invece Paolo Casiraghi, di Osio Sotto, che fra marzo e aprile 2020 ha visto perdere la vita i suoceri e il padre.
Covid, flash mob dei familiari delle vittime a Bergamo: “Grazie ai pm, per noi è una vittoria”
Abbracci, commozione e lacrime di gioia: i familiari delle vittime del Covid-19 si sono ritrovati questa mattina per un flash mob davanti alla procura di Bergamo dopo la notizia della chiusura delle indagini preliminari sul Piano pandemico non aggiornato e la mancata zona rossa ad Alzano e Nembro e che vedono coinvolti esponenti illustri delle istituzioni regionali e nazionali. “Per noi è comunque una vittoria – dice Cassandra Locati, presidente dell’Associazione ‘Sereni e Sempre Uniti’ – perché è un riconoscere quello che in questi tre anni hanno cercato di omettere. La procura ci ha sempre supportato, le altre istituzioni no“. Tra i presenti anche Francesco Zambonelli, che ha perso entrambi i genitori nelle prime settimane della pandemia a distanza di soli venti giorni l’uno dall’altro: “Quello che abbiamo sempre seguito non è l’imputazione di qualcuno che se deve esserci è giusto che ci sia, ma capire gli errori per non ripeterli un’altra volta“, commenta.
Il procuratore Chiappani: “La zona rossa avrebbe evitato oltre 4mila morti”
Il procuratore Antonio Chiappani ha spiegato che i problemi di Bergamo sono dipesi dal mancato aggiornamento del piano pandemico e dalla mancata attuazione degli accorgimenti già previsti nel piano antinfluenzale risalente al 2006. “Se la zona rossa fosse stata estesa sin da subito si sarebbero evitati oltre 4mila morti“. Il Pm ha aggiunto che Attilio Fontana, il presidente della Lombardia, non avvisò Conte delle situazioni critiche ad Alzano e Nembro. Inoltre, ha accusato Silvio Brusaferro, il direttore dell’Istituto Superiore di Sanità, di aver impedito l’adozione di misure anti-Covid.