Fabrizio Pregliasco cala la scure sull’utilizzo della cravatta, perché potrebbe contribuire a trasmettere il Covid. Sembrerebbe alquanto strano (o quantomeno curioso), ma è tutto vero. Il virologo dell’Università Statale di Milano mette infatti in guardia sui pericoli di Coronavirus derivanti da una mise da uomo troppo elegante. Insomma: per prevenire i contagi da virus e batteri sembrerebbe meglio un vestiario casual. Il contesto in cui ha riferito questo suo concetto è quello della trasmissione radiofonica, dai contenuti spesso ‘leggeri’, come “Un Giorno da Pecora”, in onda su Rai Radio 1.
“La cravatta? Oggi non la porto e c’è un motivo: la cravatta raccoglie germi ed è vettore di possibili infezioni. In luoghi come gli ospedali, in questo periodo, non andrebbe usata. E poi la cravatta appartiene a uno stile vecchio, ormai superato”.
L’invenzione della cravatta come mascherina “anti Covid” prima delle parole di Pregliasco
E dire che, un anno e mezzo fa circa, alcune sartorie italiane avevano inventato una cravatta che fungeva anche da mascherina, anche se non propriamente anti Covid. Il codino dell’accessorio (ossia la parte sottile finale che si inserisce nel passante del capo) si trasforma in un solo movimento in una mascherina, con tanto di elastici per fermarla dietro le orecchie.
Naturalmente, si trattava di un dispositivo che non poteva essere classificato come medico. A differenza delle mascherine chirurgiche o delle Ffp2, infatti, si trattava di un dispositivo di protezione personale di sola stoffa. Un po’ come molte mascherine comprate nei negozi di abbigliamento, che però non sono fornite di filtro incorporato. Oggi invece, con queste sue parole, Pregliasco consiglia caldamente di indossare la cravatta per diminuire il rischio di prendersi il Covid.