Le festività natalizie si avviano a conclusione e con esse avranno termine anche le limitazioni speciali per tutte le Regioni italiane disposte dal Dpcm Natale tra lo scorso 24 dicembre e il prossimo 6 gennaio. Come già preannunciato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte nella conferenza stampa di fine anno, il 7 gennaio si tornerà a disporre le restrizioni su base regionale in base alle tre fasce di rischio che ormai tutti gli italiani hanno imparato a conoscere: rossa per il rischio alto, arancione per quello medio-alto e gialla per quello medio.
Se però l’Italia si era affacciata al Natale quasi tutta in zona gialla (l’eccezione era l’Abruzzo, arancione), dal 7 gennaio potrebbero cambiare le cose per diverse Regioni, i cui 21 parametri stabiliti dalla Cabina di Regia sono tornati a sollevare preoccupazioni.
Secondo quanto riportato nell’ultimo monitoraggio delle autorità sanitarie, tre Regioni hanno superato il valore di 1 per quel che riguarda l’indice Rt. Si tratta, nello specifico, di Calabria, Liguria e Veneto. Altre tre, cioè Basilicata, Lombardia e Puglia si avvicinano molto al temuto valore. L’indice Rt, è bene chiarire, è solo uno dei parametri utilizzati dal Ministero della Salute e dalla Cabina di Regia per stabilire le aree di rischio. Resta però uno degli elementi più importanti, che può determinare le decisioni delle autorità sanitarie.
Il rapporto illustrato il 30 dicembre indica poi varie criticità, soprattutto a livello di posti letto ospedalieri a disposizione, che riguardano Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Provincia autonoma di Trento e Valle d’Aosta. Preoccupa anche la Sardegna, che ha una classificazione del rischio “non valutabile” a causa di dati forniti ritenuti incompleti. C’è grande attesa, dunque, per la prossima riunione delle autorità sanitarie, la cui data non è stata ancora fissata.
Nel frattempo, proprio i 21 parametri che determinano le aree di rischio saranno oggetto di valutazione e, nel caso, revisione. A premere per una variazione sono le stesse Regioni, che sin dal principio hanno contestato gli indicatori. Fra le variazioni suggerite, un diverso metodo di calcolo dei tamponi antigenici e molecolari effettuati. Questo potrebbe poi influire sul tasso di positività. In discussione anche la definizione stessa dei casi di contagio da registrare, nonché le strategie di esecuzione dei test.
Quello che emerge dal rapporto è che nessuno Stato sta cercando davvero di dire addio…
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