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È stata individuata in provincia di Varese la prima persona positiva alla variante brasiliana del coronavirus, che pur senza sintomi si trova ricoverata all’Ospedale di Circolo di Varese, per evitare di diffondere la variante e aiutare i ricercatori ad analizzare nel modo più approfondito possibile tutte le differenze con il coronavirus più diffuso. “Il ragazzo sta bene, è asintomatico e isolato in via precauzionale. Si può dire che si chieda perché sia ricoverato” ha dichiarato in merito il professor Paolo Grossi, primario del reparto di malattie infettive dell’Ospedale lombardo.
È il primo paziente in Italia con la variante ‘brasiliana’ del coronavirus
“Il paziente è un giovane di origine brasiliana, rientrato in Italia la scorsa settimana dopo un soggiorno di circa due mesi in Brasile, nella zona di San Paolo, dove vive la sua famiglia d’origine – spiega il professor Grossi -. Non si è mai recato in Amazzonia, dove circola prevalentemente questa variante”.
“Ha fatto un tampone molecolare a San Paolo prima di imbarcarsi per l’Italia, risultando negativo – specifica il primario -. Venerdì scorso è venuto in ospedale per fare un tampone necessario per riprendere il lavoro. Il tampone è risultato positivo e come da disposizioni ministeriali è stato sequenziato, evidenziando la presenza di questa variante, che ad oggi in Italia non era ancora stata osservata. Per questo motivo il paziente è stato ricoverato in ospedale. Qui è in isolamento in stanza singola, con misure di assistenza specifiche per evitare che la variante del virus possa essere trasmessa al personale o ad altri pazienti”.
Come nascono le varianti
“Il tampone che abbiamo analizzato, attraverso l’analisi di sequenza, ha evidenziato le tre mutazioni tipiche della variante di Sars-Cov-2 chiamata ‘brasiliana’ – spiega Fabrizio Maggi, primario del laboratorio di microbiologia dell’Ospedale di Circolo di Varese -. La variante sequenziata è molto interessante dal punto di vista scientifico, perché presenta delle mutazioni nella regione del virus che prende contatto con le cellule. Questo potrebbe comportare dei cambiamenti nella trasmissibilità e nella efficacia degli anticorpi neutralizzanti”.
“I virus per definizione mutano – aggiunge il dottor Maggi -. Cambiano costantemente. Sono mutazioni che permettono al virus di persistere, adattandosi all’ospite. Una sorta di rapporto simbiotico. Si tratta di un aspetto normale in ambito virologico”.
Il professor Grossi integra la spiegazione del collega con una specificazione sull’efficacia del vaccino contro la variante brasiliana. “Quello che notiamo è che la variante brasiliana tende a sfuggire all’immunità – dice –, anche a quella indotta dal vaccino. Moderna ad esempio consiglia la terza dose, Pfizer invece non si è ancora espressa”.