La Francia è stato il primo Paese europeo ad approvare una quarantena ridotta a 7 giorni per i positivi al coronavirus: il dibattito si è acceso anche in Italia. Il consiglio scientifico francese ha optato per questa soluzione per garantire “una migliore adesione” ai criteri attuali che non vengono rispettati da “gran parte dei francesi”. Anche il comitato tecnico scientifico italiano, dunque, guardando Oltralpe, ha messo sul tavolo l’ipotesi di una quarantena ridotta prendendo in considerazione tutte le necessarie cautele del caso.
Coronavirus, in Francia quarantena ridotta per i positivi
Secondo il responsabile del dicastero della Sanità francese, Olivier Veran “siamo più contagiosi nei primi cinque giorni o dopo i sintomi o dopo un test positivo”. In altre parole, l’incubazione e la contagiosità del coronavirus durano circa 5 giorni. “Dopodiché, la contagiosità diminuisce in modo significativo. Dopo una settimana rimane, ma è molto bassa”. Nonostante questo, sin dall’inizio della pandemia è stato disposto l’isolamento fiduciario delle persone che sono risultate positive per un periodo di 14 giorni. Tuttavia, la mancanza di senso civico di alcuni (che violavano la quarantena prima del termine ultimo) ha portato il consiglio scientifico francese a prendere la decisione di introdurre una quarantena ridotta a 7 giorni.
A dare l’annuncio della notizia è stato Veran, specificando però che la decisione formale sarà presa “durante una riunione del Consiglio della difesa”. Questo, ha poi aggiunto, “ci darà un po’ di tempo per chiamare altri esperti in vista dell’attuazione del provvedimento“.
Il dibattito si apre anche in Italia
Anche in Italia si è acceso il dibattito sulla possibile introduzione di una quarantena ridotta a 7 giorni per coloro che risulteranno positivi al coronavirus. Il comitato scientifico, comunque, dovrà valutare la situazione epidemiologica italiana e tutte le necessarie cautele del caso prima di prendere una decisione definitiva.
Il primo a prendere posizione a tale riguardo è stato l’infettivologo Matteo Bassetti, che all’Ansa ha espresso la sua posizione favorevole alla riduzione dell’isolamento. “È ragionevole – sostiene Bassetti – pensare a un cambiamento del periodo di quarantena”, in mancanza di sintomi, “per non bloccare un Paese intero”. Infatti, ha spiegato ancora l’infettivologo “la maggioranza delle persone manifesta sintomi in 4-5 giorni“. Questa ipotesi, infine, “fa parte degli atteggiamenti di convivenza con il coronavirus”.
Diverso è invece il pensiero del sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, che sposta il focus della notizia sulla situazione attuale dell’epidemia. “Dubito che avremo una seconda ondata come a marzo”, ha detto a ‘Coffee break’, su La7. Al momento, infatti, le terapie intensive sono sotto controllo nonostante dopo l’estate si sia verificata “una situazione in crescita, ma non critica, che merita una stretta osservazione”. “Finché controlleremo i focolai” – ha poi aggiunto – la situazione non si aggraverà, ecco perché ho detto che dobbiamo poter fare 3-4 volte i tamponi di oggi“. Nessun commento sulla possibile riduzione della quarantena.
La posizione del premier Conte
Anche il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha espresso la propria posizione rispetto a una riduzione della quarantena che alcuni Paesi stanno scegliendo. Conte ha mostrato apertura: “Qualche Paese – ha detto – sta discutendo della riduzione della quarantena, è prospettiva importante. Se dovessimo ridurre la quarantena si ridurrebbero anche i costi sociali ed economici”. Ma il dibattito rimane aperto.
Quarantena ridotta: le linee guida dell’Oms
Sul caso è intervenuta, infine, l’Organizzazione Mondiale dell Sanità, emanando nuove linee guida sulla prevenzione delle diffusione del Covid-19. In particolare, gli esperti hanno accertato che chi è guarito dal coronavirus può essere positivo nei test fino a diverse settimane dopo. Ciò non significa che risulti contagioso. Occorre, quindi, valutare tutte le necessarie cautele sul caso.
Per i soggetti sintomatici, comunque, vale la seguente regola: dopo tre giorni senza sintomi è possibile uscire dall’isolamento fiduciario senza la necessità di ripetere il tampone. I soggetti sintomatici, comunque, dovranno rimanere in quarantena per almeno 10 giorni dall’insorgenza dei primi sintomi. Per i soggetti asintomatici, invece, è necessario attendere almeno 10 giorni dal test positivo prima di poter uscire dall’isolamento.