Ex Embraco: “Coronavirus e niente lavoro, stiamo morendo”

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Se noi operai non moriamo di Coronavirus, moriamo di fame“. I lavoratori dell’ex Embraco sono tornati in piazza Castello, a Torino, per protestare.

“Hanno cavalcato l’onda del Coronavirus”

Il Coronavirus ha rallentato la trattativa. Anzi, hanno cavalcato l’onda del Coronavirus – spiegano –. La situazione è drammatica, siamo rimasti alla disperazione tutti quanti. Siamo senza lavoro e senza niente. Vogliamo lavorare, abbiamo le bollette e i mutui da pagare. Vorremmo produrre i dispositivi di sicurezza, in Italia non c’è chi lo fa. Non c’è in una situazione di emergenza, ma nemmeno in una di ordinaria amministrazione. In Italia non esiste una fabbrica che produca questo, perché costa troppo poco e non conviene farlo. Perciò arrivano dall’estero, con tutte le speculazioni che sono state fatte“.

Gli operai insistono sullo scopo della loro protesta, nata in tempo di Coronavirus ma che punta oltre: “Siamo qui per chiedere al Ministero di essere parte attiva alla trattativa, devono fare il modo che la Whirlpool ritrovi una reindustrializzazione. Invece le aziende si stanno facendo la guerra tra di loro. Lo diciamo da prima dell’arrivo del Coronavirus, lo Stato deve intervenire. La Whirlpool deve dare un po’ di lavoro a tutti quanti, perché in Italia stanno cadendo tutti quanti. E ormai sono spariti tutti“.

La risposta delle istituzioni

C’è il prolungamento della cassa integrazione, però bisogna concretizzare e comprendere bene le intenzioni di Whirlpool. Dal lato nostro, noi faremo tutto quello che potremo per aiutarli” ha detto l’assessore di Torino Alberto Sacco, venuto in Regione Piemonte per rappresentare la Città al tavolo. Presente anche il sindaco di Nichelino, Giampiero Tolardo: “Abbiamo sperato che la nuova società avviasse la reindustrializzazione, cosa che a distanza di due anni non è avvenuta. La proposta è di riconvertire lo stabilimento in produzione di attrezzature sanitarie, visto anche che purtroppo c’è l’emergenza Coronavirus“.

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