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Presentato dall’associazione Antigone il XVIII rapporto sulle condizioni di detenzione. I reati sono in diminuzione ma si registra un aumento della durata delle pene. Secondo Patrizio Gonnella, il presidente di Antigone, “i dati principali che emergono dal rapporto sono tre: sovraffollamento delle carceri in crescita, troppi suicidi (21 da inizio anno), recidiva molto alta. Quest’ultimo aspetto dimostra che bisogna ridare un senso e un’utilità alla pena e riempire il carcere di vita culturale, educativa e professionale che possa allontanare da percorsi di devianza“. “La mia ambizione è di costruire delle reti stabili tra soggetti diversi anche coinvolgendo il mondo dell’associazionismo” ha dichiarato Carlo Renoldi, capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. Secondo Marco Ruotolo, presidente Commissione per l’innovazione del sistema carcerario: “I dati dimostrano che i detenuti che hanno potuto usufruire di pene alternative hanno un tasso di recidiva molto più basso“.
Ruotolo: “Nuove tecnologie per migliorare vita e sicurezza nelle carceri”
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A margine della presentazione del rapporto di Antigone, Ruotolo ha parlato dei vantaggi che l’introduzione di nuove tecnologie nelle carceri potrebbe portare. “L’introduzione delle tecnologie nelle carceri potrebbe permettere di migliorare il trattamento penitenziario e alleggerire il lavoro di chi svolge funzioni di controllo. Si tratta di implementare i video-colloqui ma anche di utilizzare metal detector fissi, body scanner, videosorveglianza. Penso al controllo biometrico per i colloqui e alle buone pratiche come il sistema ‘Move‘ che a Rebibbia consente ai detenuti di spostarsi tra le varie aree senza una costante apertura dei cancelli ma tramite l’utilizzo di un badge. Le tecnologie sono utili anche per le finalità di indagini, così come il numero identificativo per gli agenti che rappresenta una garanzia anche per la polizia penitenziaria che ha un ruolo fondamentale“.
Carcere Capua Vetere, Gonnella (Antigone): “Violenza organizzata di sistema, noi parte civile”
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Gonnella ha anche parlato delle violenze avvenute nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. “Presentammo un esposto per le violenze nel carcere di Santa Maria Capua Vetere perché ricevemmo le segnalazioni dei familiari dei detenuti. Da lì è partita l’inchiesta che ha portato al rinvio a giudizio di 107 operatori di polizia penitenziaria. Ci siamo costituiti parte civile. È stata una violenza organizzata di sistema. In altri processi non si è potuto procedere perché non c’erano le immagini. È stato importante che la ministra Cartabia e il premier Draghi siano andati a Santa Maria Capua Vetere per dare un segnale di distanza. In passato ci sono stati ministri che sono andati fuori dal carcere a portare solidarietà ai torturatori quindi è un bel passaggio culturale“.
Carceri, Antigone lancia allarme: “Da settembre 7 morti a Regina Coeli a Roma, di cui 4 suicidi”
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Gonnella ha poi parlato delle morti nelle carceri. “Da settembre 2021 sono state 7 le morti nel carcere di Regina Coeli a Roma, di cui 4 sono suicidi. Le altre 3 sono da accertare. 5 morti nel solo 2022. Quando i numeri sono così alti ci si deve interrogare su cosa sta accadendo all’intento dell’istituto senza dover colpevolizzare qualcuno in particolare. Vogliamo che si fermi questa spirale di morte“. Secondo Stefano Anastasia, Garante dei diritti dei detenuti della Regione Lazio, “il caso romano è molto preoccupante. Oggi a Regina Coeli ci sono oltre 200 persone positive e tutto questo peggiora le condizioni di vita in carcere“.
Anastasia: “Ridefinire intero sistema stravolto dal Covid”
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Anastasia ha sottolineato che nelle carceri del Lazio c’è un “sovraffollamento importante“. Ciò è vero in particolare a Regina Coeli, Civitavecchia e Latina. “C’è la necessita di ridefinire l’intero sistema penitenziario perché il Covid ha stravolto l’organizzazione interna, lo svolgimento delle attività e l’allocazione dei detenuti. Sempre più chiaramente emerge che ci sono delle persone che riescono ad accedere alla messa alla prova o a misure alternative al carcere e altre che sono destinate al carcere. C’è chi sconta la detenzione fino all’ultimo giorno e questa è una sconfitta per lo Stato che non è stato in grado di costruire un percorso di reinserimento. Bisogna tornare a incentivare anche la presenza di operatori esterni perché da questo dipende l’offerta per i detenuti“, ha aggiunto Anastasia.
Violenze carcere, garante Lazio: “Oltre ai 107 rinviati a giudizio altri agenti non identificati”
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Anastasia ha poi parlato delle violenze nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. “Quello di Santa Maria Capua Vetere è il caso più grave emerso in questi anni di violenze ai danni dei detenuti. Quello che preoccupa è che quelle violenze sono sembrate il frutto di una conoscenza e di un’esperienza e potrebbero non essere isolate. Noi ci rimettiamo al giudizio della magistratura. Numero identificativo per gli agenti? Sarebbe utile, è stato richiesto più volte. Qualsiasi tentativo di ritardare ancora questo provvedimento rischia di essere una forma di occultamento delle responsabilità. I 107 rinviati a giudizi sono quelli che sono stati identificati, c’erano altri agenti in servizio che, provenendo da altri istituti, non sono stati identificati e questo è inaccettabile“.