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“In Italia stiamo assistendo a una politica ‘a semafori’ ma, purtroppo, nelle carceri regna ormai il grigio. Sono diventate una discarica sociale“. Un commento aspro, quasi da brivido, quello di Samuele Ciambriello, Garante dei detenuti della Campania, a margine della presentazione del dossier dedicato alla situazione delle carceri all’interno del territorio regionale. Una situazione, a detta dello stesso Ciambriello, assai preoccupante, su cui pesa anche l’emergenza sanitaria.
La stutazione Covid nelle carceri campane
Il Garante dei detenuti della Campania inizia proprio dai dati relativi ai contagi da Covid-19. “In questo momento, nel territorio regionale, ci sono 49 contagiati tra i detenuti e 164 tra gli agenti di polizia penitenziaria e il personale amministrativo – afferma -. Il Decreto ristori dà la possibilità della carcerazione domiciliare ad una platea troppo ristretta. È un provvedimento ingiusto ed incostituzionale“.
Ma non sono soltanto le conseguenze della pandemia a preoccupare Ciambriello: “Nel dossier che abbiamo presentato c’è un report sui suicidi nelle carceri nel 2020: sono 9 nella nostra regione e 54 in tutta Italia. 82 i tentativi di suicidio nelle nostre carceri prontamente sventati dagli agenti di polizia penitenziaria”.
Giustizia negata tema delicato, come quello dei minori
“Se poi vogliamo aggiungere un ‘semaforo rosso’ davanti al quale fermarci a riflettere, dobbiamo farlo pensando al tema della giustizia negata – aggiunge il Garante dei detenuti della Campania -. Voglio solo ricordare che quest’anno, nella nostra regione, 210 persone hanno ricevuto un risarcimento economico per ingiusta detenzione. Per un totale di 4 milioni di euro. In più vorrei capire perchè il provveditore alle opere pubbliche della regione non usa i 12 milioni di euro che ha da 3 anni in cassa per ristrutturare i padiglioni di Poggioreale“.
Preoccupante anche quel che riguarda la situazione dei minori: “Nella nostra città (Napoli, ndr), in cui ci sono 172mila minori dai 12 ai 18 anni, 5mila di questi sono stati fermati, identificati, riaffidati ai genitori, denunciati o condotti in comunità. Chi si occupa di questa povertà educativa, sociale e affettiva? La mia percezione è che non se ne occupi nessuno. Perché i minori non votano”.