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Il sindaco di Varapodio Orlando Fazzolari è tra le sei persone indagate nell’inchiesta denominata ‘Cara Accoglienza’. L’operazione mira a verificare irregolarità nella gestione del centro dedicato all’accoglienza dei migranti nella città reggina. I Carabinieri della Compagnia della vicina Taurianova hanno notificato l’avviso di conclusione di indagini preliminari emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palmi. Oltre al sindaco Fazzolari, sono iscritti nel registro degli indagati anche un incaricato di pubblico servizio gestore di una Società Cooperativa, due titolari di impresa di abbigliamento e due funzionari della Prefettura di Reggio Calabria.
Le accuse rivolte agli indagati
Gli indagati sono accusati dei reati di falso ideologico commesso da pubblico ufficiale, abuso d’ufficio, frode nelle pubbliche forniture, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio (tutti reati contestati al sindaco, anche in concorso con altri), oltre ai reati di truffa ai danni dello Stato e peculato. Le condotte illecite sarebbero state commesse in relazione alla gestione di un centro di accoglienza per cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale, realizzato proprio a Varapodio.
Violate disposizioni di legge in materia di appalti, secondo l’accusa
Secondo quanto riportato da Sky Tg24, in particolare, Fazzolari è accusato di aver stipulato convenzioni con affidamenti diretti con imprese scelte in prima persona. Non avrebbe quindi chiesto l’autorizzazione da parte del Consiglio comunale. Per gli investigatori si tratta di azioni in contrasto con le normative di legge. Violati, nello specifico, il Codice degli appalti e la Convenzione con la Prefettura.
Tra le accuse nei confronti del primo cittadino di Varapodio anche quella di affidare le convenzioni di beni e servizi a privati nonostante situazioni di conflitto di interesse. Per alcuni di questi privati, infatti, il sindaco svolgeva o aveva svolto il ruolo di consulente fiscale o intermediario-commercialista. Fazzolari inoltre è accusato anche di falso ideologico. Secondo l’accusa, infatti, avrebbe firmato autodichiarazioni con cui attestava falsamente di non trovarsi in alcuna situazione di conflitto di interesse.