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Sono state dichiarate “inutilizzabili” dai giudici di Milano del processo Ruby ter le dichiarazioni delle giovani presenti alle serate di Arcore e rese come testimoni nei due processi sul caso. Lo ha deciso la settima sezione penale del Tribunale meneghino, accogliendo un’istanza della difesa di Silvio Berlusconi.
Perché l’ordinanza è importante: le parole dell’avvocato
“Questa ordinanza è importantissima per l’essenza stessa di questo processo – ha commentato l’avvocato Federico Cecconi –. Perché di fatto si dice chiaramente che le dichiarazioni rese nell’ambito del processo Ruby 1 e 2 sono inutilizzabili per un vizio patologico. Si tratta di dichiarazioni di quelle stesse persone che risultano essere attualmente imputate, in concorso con Berlusconi“.
“Non è una questione di valutazioni collegate tra l’ordinanza e la presentazione spontanea. Le dichiarazioni sono inutilizzabili per questo vizio patologico, che ne determina la impossibilità di impiego. Questo non può non avere effetti estremamente rilevanti nell’ambito di questo processo“, ha spiegato il difensore di Berlusconi. Che, nelle ore precedenti, aveva ricordato come anche l’assoluzione nel processo di Siena avrebbe avuto un peso non irrilevante.
L’eccezione della difesa di Berlusconi: cosa doveva succedere
Tale decisione arriva dal collegio Tremolada-Gallina-Pucci. Secondo i giudici, le testimonianze di 19 ragazze ai processi Ruby 1 e Ruby 2 avvennero in violazione delle “garanzie di legge” poste “a presidio del divieto di autoincriminazione“. Il Tribunale di Milano ha accolto un’eccezione presentata il 14 gennaio 2019 dalla difesa di Berlusconi.
La corte ha spiegato che “quantomeno dalla primavera 2012” la Procura di Milano disponeva di “elementi indizianti sulle elargizioni di Berlusconi in favore delle ragazze“. Ma questo, secondo i giudici, avrebbe dovuto condurre i pm a sentire Karima El Mahroug (ossia Ruby) e le altre giovani come “teste assistite” dai loro rispettivi avvocati. Ciò non è avvenuto, ma gli interrogatori sulle “elargizioni che non si limitavano ai 2.500 euro mensili ma si riferivano anche a sostegni economici ben più consistenti” sì. E proprio tali somme “sono state fatte oggetto di specifiche domande rivolte alle dichiaranti nel corso delle deposizioni“. Ma questo doveva avvenire in presenza dei loro avvocati.