In Australia è stata persa una capsula radioattiva di appena sei millimetri per otto, più piccola di una vecchia moneta da 10 lire, ma “in grado di causare pesanti danni alla salute” perché contiene cesio-137, fortemente radioattivo. E adesso tutto questo è diventato “un caso preoccupante”, come l’ha definita un portavoce dell’azienda che l’ha perduta, il colosso minerario Rio Tinto. Non sarà per niente facile ritrovare questa minuscola capsula d’argento perché sarà come ritrovare un piccolissimo ago in un pagliaio. Vero, secondo il colosso, sarebbe stata smarrita nel deserto, in un’area, quella dell’Outback, quasi completamente spopolata.
L’indagine interna
Anche perché, secondo una ricostruzione interna, l’ultima volta che questo pericolosissimo oggetto è stato visto, era il 12 gennaio. E la scomparsa di questo componente è stata notata soltanto 13 giorni dopo, il 25. Per cinque giorni quell’area, che per intenderci è una strada estesa da Aosta a Reggio Calabria (più di 1.400 chilometri), sarà percorsa a 50 chilometri l’ora, con tanto di contatori Geiger e speciali automezzi equipaggiati per recuperarla. L’allarme è davvero altissimo. Se qualcuno dovesse trovarla, non deve raccoglierla e conservarla come se fosse un souvenir. Chi ci passa semplicemente vicino, invece, è “come se facesse una radiografia”, fanno sapere.
Perché è così pericoloso?
Di cosa stiamo parlando? La capsula è un componente di un “misuratore di densità”, di uso comune nell’industria mineraria per misurare appunto la densità di un minerale nel materiale estratto da una miniera. Questa in particolare apparteneva alla miniera Rio Tinto di Gudai-Darri, circa 1.400 chilometri a Nordest di Perth, dove si estrae il ferro. In sostanza, giusto per capire l’enorme entità del problema e del pericolo, la capsula se viene toccata potrebbe causare gravi danni all’organismo: certamente ustioni e piaghe sulla pelle e “malesseri severi”. “Riconosciamo che questo è chiaramente molto preoccupante e siamo dispiaciuti per l’allarme che ha causato”, ha detto un portavoce dell’azienda alla BBC. “L’esposizione alla capsula equivale a ricevere in pochi istanti la quantità di radiazioni naturali che riceviamo in un anno”, ha spiegato il direttore sanitario della regione Andrew Robertson.
La ricostruzione della vicenda
Come detto, sarebbe stata smarrita troppo tempo fa, addirittura il 12 gennaio. C’è stata una sorta di indagine interna per capire come sia potuta accadere una vicenda del genere. Da quanto sostiene la Rio Tinto, la capsula sarebbe caduta dal camion – di una ditta esterna – che trasportava il misuratore di densità e altri componenti verso un magazzino a Perth. L’ipotesi, adesso, è che sia caduta per la strada: scossoni e sbalzi avrebbero rotto il misuratore, e la capsula potrebbe esserne uscita e finita in strada attraverso qualche fessura del camion. O almeno tutto questo è quello che sostiene l’azienda.
La preoccupazione
C’è molta preoccupazione nelle parole dell’amministratore delegato della miniera, Simon Trott: “Si tratta di un oggetto così piccolo che potrebbe benissimo essersi incastrato nelle ruote di un altro veicolo”. Insomma, la situazione che si sta venendo a creare non è delle più felici. E non è la prima volta che la Rio Tinto finisce in una controversia. Nel 2022 un report sosteneva che nelle sue miniere c’erano “livelli sistemici di molestie sessuali, bullismo e razzismo”. O come quando in Serbia il governo ha ritirato la licenza concessa a Rio Tinto per una miniera di litio da 2,4 miliardi di dollari, sommersa dalle proteste degli ambientalisti. O, infine, quando nel 2020 una miniera Rio Tinto ha distrutto consapevolmente grotte vecchie di 46mila anni, sacre per gli aborigeni. Adesso la capsula d’argento smarrita, pericolosissima per gli organismi.