Gli attacchi hanno riacceso il dibattito politico. L’ex presidente Donald Trump ha sfruttato i fatti per attaccare l’amministrazione Biden, collegando l’attentato di New Orleans alla politica delle frontiere aperte
All’alba del nuovo anno due episodi hanno scosso gli Stati Uniti, alimentando un clima di paura e interrogativi sulla sicurezza nazionale. Da un lato, il tragico attentato a New Orleans, dall’altro, l’esplosione di un Cybertruck Tesla davanti al Trump International Hotel di Las Vegas. I veicoli coinvolti in tutti e due gli incidenti erano stati noleggiati tramite Turo, una piattaforma che permette ai proprietari di affittare le proprie auto. Gli inquirenti stanno esaminando la possibilità di un collegamento tra i due avvenimenti.
Attentato a New Orleans
Alle prime ore del 1° gennaio, Shamsud-Din Jabbar, un 42enne originario del Texas, ha guidato un pick-up sulla folla radunata lungo la storica Bourbon Street a New Orleans. L’uomo ha falciato passanti e sparato indiscriminatamente, uccidendo 15 persone e ferendone una trentina prima di essere neutralizzato dalla polizia. Jabbar aveva piazzato anche due ordigni improvvisati, uno su Bourbon Street e l’altro a due isolati di distanza, entrambi scoperti e disinnescati successivamente.
Secondo l’FBI, Jabbar agiva come un “lupo solitario”, con un passato nell’esercito americano. Si era radicalizzato negli ultimi anni, unendosi all’Isis prima dell’estate scorsa. Video diffusi sui social media lo mostrano dichiarare la sua affiliazione allo Stato Islamico, spiegando che la strage era parte di un piano più ampio contro l’America.
L’indagine ha portato al recupero di tre cellulari e due laptop, oltre a numerosi video e documenti che confermano la sua adesione all’ideologia estremista. Nonostante il suo passato militare e la sua formazione, Jabbar viveva in condizioni precarie, segnato da divorzi e debiti, che lo avevano spinto verso una spirale di violenza e odio.
Esplosione davanti al Trump Hotel
Poche ore dopo, un Cybertruck Tesla è esploso davanti all’ingresso del Trump International Hotel di Las Vegas. Il conducente, identificato come Matthew Livelsberger, un 37enne originario di Colorado Springs, è morto nell’esplosione, che ha causato anche 7 feriti. Livelsberger, con un passato militare, si è tolto la vita con un colpo di pistola prima che il veicolo esplodesse.
Secondo lo sceriffo Kevin McMahill, l’auto conteneva bombole di gas, bombole da campeggio e materiale pirotecnico che hanno amplificato la potenza dell’esplosione. I filmati di sorveglianza mostrano che l’uomo si è fermato nell’area parcheggiatori dell’hotel poco prima dello scoppio.
Le prime ipotesi e i punti in comune
Sebbene inizialmente le autorità abbiano escluso connessioni, alcune coincidenze hanno fatto emergere alcuni dubbi. Le indagini hanno rivelato alcuni inquietanti parallelismi. Entrambi gli uomini erano ex militari con esperienze a Fort Bragg, in North Carolina. Inoltre, sia Jabbar che Livelsberger avevano noleggiato i veicoli tramite la stessa app, Turo. Questo dettaglio ha sollevato sospetti su un possibile coordinamento, sebbene non siano emerse prove concrete di contatti diretti tra i due.
Il presidente Joe Biden, in una dichiarazione da Camp David, ha affermato che le autorità stanno “indagando su ogni possibile connessione” tra i due episodi. Tuttavia, ha aggiunto: “Per ora non c’è nulla da riferire in merito”. Dello stesso avviso l’FBI, che in una conferenza stampa ha ribadito che Jabbar “ha agito da solo” e che non ci sono elementi che colleghino in modo irrefutabile i due eventi. Christopher Raia, deputy assistant del direttore dell’FBI, ha dichiarato: “Non c’è alcun legame irrefutabile tra l’attacco a New Orleans e l’esplosione della Tesla Cybertruck a Las Vegas”.
Le reazioni politiche
Gli attacchi hanno riacceso il dibattito politico. L’ex presidente Donald Trump ha sfruttato i fatti per attaccare l’amministrazione Biden, collegando l’attentato di New Orleans alla politica delle frontiere aperte. Su Truth Social, ha scritto: “Con la politica Open Border di Biden, il terrorismo islamico radicale e altre forme di crimine violento diventeranno così gravi in America che sarà difficile anche solo immaginarlo o crederci. Quel momento è arrivato”.
Nonostante i parallelismi, al momento non esistono prove che colleghino direttamente l’attentato di New Orleans all’esplosione di Las Vegas. Entrambi gli eventi evidenziano tuttavia problematiche profonde, tra cui la radicalizzazione, la salute mentale dei veterani e l’uso improprio della tecnologia per scopi distruttivi. Le indagini proseguono, mentre la nazione riflette sull’impatto di una società polarizzata e sempre più vulnerabile alla violenza.