Si fa sentire l’onda lunga dello stop al vaccino AstraZeneca anche in Italia. Le conseguenze sono già state e saranno molteplici, tanto da indurre un’ampia fetta della cittadinanza a chiedersi legittimamente: “E ora?“. Una bella gatta da pelare per il presidente del Consiglio, Mario Draghi, i cui problemi in questi giorni non saranno certamente pochi.
Resta un punto di partenza, dal quale non si transige: la sospensione del vaccino AstraZeneca decisa dall’Aifa è stata presa “in via del tutto precauzionale e temporanea“, in attesa dei pronunciamenti dell’Ema sull’argomento. L’immediato futuro potrebbe dunque anche regalare un dietro front. Ma i problemi sono due: un rallentamento della campagna vaccinale (decisamente poco auspicabile) e il potenziale effetto che la vicenda potrebbe avere sul morale della cittadinanza.
Il premier Mario Draghi aveva promesso qualche giorno fa che “qualunque fosse la decisione finale dell’Ema” su AstraZeneca, “la campagna vaccinale proseguirà con rinnovata intensità“. E ora si attende il pronunciamento definitivo dell’Agenzia europea del farmaco sul vaccino anglo-svedese, che avverrà giovedì prossimo. Nell’attesa, l’Ansa prova a stimare il possibile impatto della sospensione decisa dall’Aifa.
Le prime conseguenze sono immediate: saltano decine di migliaia di prenotazioni per la somministrazione di AstraZeneca. In un giorno, e nel solo Lazio, saranno circa settemila (oltre un terzo del totale giornaliero). Ritardi che diventerebbero ben più gravi se lo stop dovesse protrarsi o addirittura diventare definitivo. Si teme poi un vero e proprio effetto psicosi tra la popolazione, anche in caso di ripresa dell’uso. Che effetto possono avere nel medio periodo le più recenti notizie, tra decessi sospetti e intervento cautelativo dei principali Paesi europei?
Tutti problemi che il Governo ben conosce: il ministero della Salute ha calcolato che a fine marzo i vaccinati in Italia sarebbero poco più di 4 milioni invece che oltre 7 milioni, in assenza delle dosi di AstraZeneca. E se il ministro Roberto Speranza non più indietro di un paio di giorni fa rassicurava il Paese sulla bontà del vaccino, ora è Draghi ad avere fretta. Perché, come spiega il ‘Corriere della Sera’, tre o quattro giorni di stop non fanno la differenza. L’importante è che la campagna vaccinale non si arresti proprio ora che in Italia è tornata a dominare la zona rossa. E, soprattutto, che il contrasto al Coronavirus avvenga in maniera efficace e il più possibile sicura.
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