Il mondo del giornalismo piange Andrea Purgatori, morto nella mattina di oggi, mercoledì 19 luglio, a Roma. Il cronista si è spento in ospedale, dov’era ricoverato, dopo una breve fulminante malattia. A comunicarlo sono stati i figli Edoardo, Ludovico e Victoria e la famiglia rappresentata dallo studio legale Cau. Nel corso della sua lunga carriera, Purgatori si è distinto per l’attività svolta presso il Corriere della Sera, dove si è occupato di terrorismo, intelligence, criminalità. Tra le sue inchieste più note c’è senz’altro quella dedicata alla strage di Ustica del 1980. È stato anche autore di reportage e su La 7 ha condotto con successo il programma Atlantide. Inoltre, ha svolto gli incarichi di docente di sceneggiatura e consigliere degli autori. Tra i suoi ultimi lavori si può citare la partecipazione alla docu-serie “Vatican Girl: la scomparsa di Emanuela Orlandi”.
Purgatori e l’impegno a cercare la verità su Ustica
Tra le tante missioni alle quali Purgatori si è dedicato nel corso della sua carriera, la più emblematica è quella legata al tentativo di fare luce sulla strage di Ustica. Come ha raccontato lui stesso ad Agi, in un’intervista concessa nel 2020, si è occupato del fatto di cronaca fin dall’inizio, diventando anche un punto di riferimento per i familiari delle vittime, che spesso lo contattavano per provare ad avere delle informazioni in più su quanto avvenuto. Fu uno dei primi ad avanzare l’ipotesi che il DC-9 di Itavia potesse essere stato abbattuto. Varie sentenze hanno confermato questa versione dei fatti, chiarendo come l’aereo sia di fatto stato fatto precipitare da un caccia di nazionalità ancora non identificata.
I risultati ottenuti
Nonostante questo importante passo avanti, la verità completa non è mai venuta a galla, anche a causa dei depistaggi, delle omissioni e della morte di varie persone legate, in un modo o nell’altro, alla strage. Gli articoli di Purgatori hanno comunque contribuito a tenere alta l’attenzione su quanto avvenuto, rendendolo impossibile da dimenticare, anche per chi non ha fresche nella mente le prime pagine dei giornali nei giorni successivi all’abbattimento dell’aereo. Il giornalista, inoltre, ha sempre fatto il possibile per restare vicino ai parenti delle vittime.
“Vado a trovarli ogni tanto, ci vediamo occasioni ufficiali, c’è un rapporto molto stretto. Sono grati per il fatto che non ho mai mollato dall’inizio, le verità che sono uscite fuori un po’ alla volta si devono anche al fatto che c’erano degli articoli di giornale che imponevano anche ai magistrati di andare avanti. Ed è certo che i vari tribunali e corti di Cassazione non hanno preso certo le loro decisioni per fare un favore a me…”, ha dichiarato all’Agi.
E anche se l’intera verità non è venuta a galla, i passi avanti fatti sono innegabili. “Dopo 40 anni abbiamo uno scenario e da quello non si torna indietro: non sappiamo esattamente chi ha colpito il Dc-9 ma sappiamo chi volava quella sera sopra Ustica (americani, francesi e libici) e questo è un dato positivo – ha dichiarato Purgatori – il secondo dato positivo è che l’inchiesta penale non è stata ancora chiusa perché la Procura sta lavorando su altri elementi anche a distanza di 40 anni: fino al 2004 c’è stato un processo penale per i depistaggi non per le cause e per i responsabili della strage. Non c’è stato ancora perché l’inchiesta penale è in corso ancora, è inutile che si raccontino altre balle”.
I messaggi di condoglianze
Tanti i messaggi di condoglianze che si sono susseguiti durante la giornata. Purgatori, infatti, è stato un giornalista molto apprezzato e ben voluto non solo dai colleghi, ma anche dal mondo della cultura in generale. Quest’ultimo è stato ricordato anche dal presidente di turno dell’Aula della Camera, Giorgio Mulè, all’assemblea di Montecitorio, che ha dichiarato: “Colleghi, prima di andare avanti comunico una brutta notizia all’assemblea, perché è venuto a mancare un grande giornalista che era anche un amico, mancherà a tutti per il grande rigore e per quello che ci ha insegnato. Ci ha lasciato Andrea Purgatori“. Alle parole di Mulè è seguito un lungo applauso dai deputati.