Aliou Diene: “Mio fratello ucciso 3 anni fa, il Comune non mi aiuta”

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Sono passati tre anni dall’omicidio a sfondo razzista dell’ambulante senegalese Idy Diene sul ponte Vespucci a Firenze. La commemorazione ha visto la partecipazione della comunità di appartenenza, l’amministrazione comunale e le associazioni di volontariato. E in questa occasione Aliou Diene, il fratello, ha raccontato la sua personale e drammatica storia personale e quotidiana.

Aliou Diene: il fratello ucciso per razzismo, lui senza lavoro

Idy era mio fratello, e mi manca tantissimo. Vorrei chiedere davvero al Comune se è possibile aiutare la mia famiglia. Il Comune mi ha promesso diverse cose, però finora non mi ha aiutato“, spiega con un dolore composto il fratello della vittima, Aliou Diene.

La situazione del ragazzo è molto difficile, anche solo per sbarcare il lunario. “Io non ho lavoro ora. Mia cognata Kene fa la badante, che però non è un buon lavoro, non è abbastanza per noi. Lei cerca di guadagnare qualcosa, ma non è un buon lavoro. Per questo dico che noi abbiamo bisogno di aiuto. Vorremmo un lavoro, almeno per evitare la fame“, è l’appello con un filo di vice di Aliou Diene.

Una storia di ordinaria disperazione, dal Senegal a Firenze

La timida richiesta del giovane è quella di poter accedere al mondo dell’occupazione, per se stesso e per i suoi cari: “Se loro mi aiutano ad avere un lavoro, io potrei aiutare anche la mia famiglia – sottolinea Aliou Diene –. Da tre anni parliamo sempre con il Comune, però il lavoro non c’è. È da allora che parliamo, ma finora loro non hanno fatto nulla. Eppure sono qui“.

Aliou Diene conclude il suo racconto aggiungendo qualche dettaglio sulla sua storia: “La mia famiglia è in Senegal. Io sono qui a Firenze con mia moglie e i miei parenti più stretti, gli altri sono ancora in Senegal. In questo lasso di tempo sono andato tante volte al Comune, dove mi dicono che mi chiameranno per lavorare. Ma nessuno ha chiamato mai“.

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